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Anno edizione: 2016
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Una storia insolita con dei personaggi vivi, intensi. Come al solito Murakami descrive con maestria ogni scena ed essa si materializza davanti agli occhi del lettore.
Questo è il secondo libro che ho letto di Murakami, e penso che l'avrei amato anche solo per il titolo. C'è un senso di morbida nostalgia che pervade tutto il libro, e immagini che si aprono come squarci in metafore e similitudini che non possono far altro che commuovere. Al di là del protagonista, spesso sciocco e ignorante dell'animo femminile come succede spesso in Murakami, non si può non amare questo libro per come rappresenta lo smarrimento di una persona che non conosce il mondo perché non conosce se stessa, perché non capisce nulla, e finisce per perdersi nell'apatia alla ricerca dell'impossibile e di cose già perdute. Da leggere.
Solo un personaggio di Murakami può pensare alle pozze d’acqua nel quale si possono impantanare le ceneri. Perché il tocco di Murakami non sta nel far ascoltare ai suoi personaggi pezzi jazz o musiche classiche, non sta nel far apparire e sparire le donne, nell’aggiunta di dettagli surreali: a Murakami la surrealtà serve per far risaltare di contrasto la realtà. Murakami è disperatamente realista. “Ma a rimanere sono solo le emozioni negative. Non credi anche tu, Hajime?” Anche quando deve descrivere il talento del barman nel suo localino, cosa ne dice Haijme? Che lui, a differenza degli altri, è nato con quel qualcosa in più. Ovvero: è tutto molto semplice, ingiusto e semplice, semplice e irreparabilmente ingiusto.
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