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Anno edizione: 2013
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Comprato il 10 mattina alla Mondadori, letto mentre bevevo il cappuccino e mentre poi cenavo meravigliosamente, e finito stamani di fronte ad un cappuccino. In treno leggevo già Coelho. A Forlì ormai sembra un appuntamento fisso il mio con Murakami. Ci incontrammo già con Norwegian Wood cinque anni fa e con l'Uccello che girava le viti del mondo tre anni fa. Questo romanzo mi ha presa, se possibile, anche più dei precedenti. I personaggi attorno a cui ruota la storia sono tre, così posti in ordine di importanza: Sumire, il narratore, e Myu. Non starò qui a descrivere di come Sumire, amata dal narratore, si innamori safficamente di Myu, e non starò qui a raccontare tutta la vicenda capitolo per capitolo. Il romanzo comincia con queste parole: "Nella primavera del suo ventiduesimo compleanno, Sumire si innamorò per la prima volta nella vita. Fu un amore travolgente come un tornado che avanza inarrestabile su una grande pianura. Spazzò via ogni cosa, trascinando in un vortice, lacerando e facendo a pezzi tutto ciò che trovò sulla sua strada, e dietro non si lasciò nulla. (...) Fu un amore straordinario, epocale.(...) E' da qui che tutto cominciò, ed è qui che tutto (o quasi), finì." ?Moltissime pagine più avanti, quasi sul finire, c'è invece il racconto di Myu, che spiega - in perfetto stile Murakami, il quale ha più di ogni altro la capacità di saper rendere con naturalezza scene inverosimili, portando noi a credere ad esse e ad accettarle come tali - ..dicevo: Myu spiega di come una notte di 14 anni prima sia rimasta chiusa in una ruota panoramica, intrappolata e appollaiata lì, e abbia visto, col binocolo, esattamente se stessa, in casa sua, fare l'amore con un tale di cui aveva sempre rifiutato la corte. Sempre qualche pagina più in là, il narratore, alla ricerca di Sumire scomparsa chissà come e dove, sembra anch'egli perdersi, sentirsi strappare a se stesso, ma poi riesce a rimanere aggrappato alla propria essenza e vita condotta fino a quel momento. Di cosa parla dunque questo libro? Lo dice il titolo. Perchè ciò che ho trovato sublime, è il retrogusto che lascia l'ultimare il romanzo, retrogusto che trova espressione perfetta - appunto - nel titolo: "La ragazza dello Sputnik".. Quand'anche non lo sapessimo, ce lo spiega lo stesso Murakami in incipit, che lo Sputnik è il primo satellite artificiale della storia, e da parte dei sovietici, a cui è seguito lo Sputnik2, con a bordo la famosa cagnetta Laika: "era la prima volta che una creatura vivente viaggiava nel cosmo, ma il satellite non fu recuperato e la cagnetta venne sacrificata alla ricerca sugli esseri viventi nello spazio".La ragazza che orbita all'infinito in un mondo parallelo, che a sua volta contiene moltitudini di mondi, è Sumire. Ma anche Myu, o il narratore. E' in pratica chiunque abbia vissuto un'esperienza talmente radicale da vedersi scaraventato fuori dalla propria vita ordinaria, per non ritrovare mai più se stesso per intero. Questo libro parla del rovescio della medaglia, parla della conversione, parla del mutamento, parla dell'Esperienza, parla del Sentimento, da cui non si scappa e che scaraventa chi lo vive al di là di se stesso, per non tornare mai più. Myu si sente divisa a metà, come se un'altra se stessa viva appunto in un mondo parallelo. Sumire, scomparsa nel nulla, ci ricorda appunto Laika: chissà dov'è finita, chissà cosa sta vivendo, chissà se vive ancora. Murakami è pur sempre Murakami, e quando lo si incontra, è difficile non continuare a ricomporre nella mente le sue parole, che come chiodi si piazzano al centro dei pensieri senza che tu possa muoverti da lì e dimenticartene.
Non è solo una storia in cui lui ama lei, lei ama un’altra, l’altra è incapace di amare, lui è attratto da quell’altra ma non la ama. È qualcosa di più. Ogni personaggio sembra avviluppato in una ragnatela, la ragnatela dell’incomunicabilità: la duplice dimensione in cui i personaggi si trovano a vivere evidenzia e chiarisce la solitudine che li circonda. ?Due frasi mi hanno colpito: “Dietro tutte le cose che crediamo di conoscere bene, se ne nascondono altrettante che non conosciamo per niente” e “ La comprensione non è altro che un insieme di fraintendimenti”. ?La difficoltà a comunicare e/o la mancanza di comunicazione è senza dubbio uno dei peggiori mali che affliggono la società. Bello l’episodio in cui il maestro per entrare in “simbiosi” con il ragazzino, suo alunno, che inspiegabilmente ha commesso dei furti in un supermercato, parla di sé stesso, della sua vita come non aveva mai fatto, riuscendo così ad aprire una breccia nel bambino. Solamente mettendosi a nudo, parlando dei propri sentimenti più intimi, riesce a comunicare con l’altro, un “altro” problematico, chiuso, impermeabile dall’esterno. Il ragazzino, a sua volta, si desta dal suo isolamento non attraverso la parola, che aveva utilizzato il maestro, ma con un gesto: gli consegna la chiave che aveva preso e che nessuno sospettava avesse rubato. La comunicazione non è univoca, manifesta diverse sfaccettature, tutte ugualmente efficaci se riescono a smussare i nostri angoli più nascosti.
Si tratta di un libro che travolge il lettore in quanto ci si riesce ad immergere nella storia di questa giovane ragazza dello Sputnik, che racchiude in sè le incertezze, le ansie di un'adolescente alle prese con l'amore e, a maggior ragione, se quest'amore è donna. Ho ancora in mente, a distanza di anni, delle immagini bellissime e forti descritte magistralemte da Haruki Murakami, uno dei maggiori scrittori contemporanei giapponesi.
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