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Anno edizione: 2017
Anno edizione:
Anno edizione: 2021
«Vincitore del National Book Award, è un lungo monologo sul riscatto dal “dolore”, l’elaborazione del lutto, […] uno studio sull’innaturalità del morire.» - Il Manifesto
«A volte, per sopravvivere, bisogna “negare” la morte; a volte è necessario ricorrere al pensiero magico, che supera l’irreversibilità del passato proiettando sul presente le conseguenze di situazioni che nella realtà si sono svolte in modo diverso.» - Blow up
«Joan Didion ha usato sé stessa come scandaglio di dolore e riflessioni sul rapporto tra morte, dolore e scrittura.» - Wired
Dicembre 2003. Qualche giorno prima di Natale, gli scrittori John Gregory Dunne e Joan Didion vedono una banale influenza della loro unica figlia Quintana degenerare prima in polmonite, poi in choc settico. Soltanto qualche giorno più tardi, rientrati da una visita alla figlia ancora grave in ospedale, John e Joan siedono a tavola: all'improvviso l'uomo cade a terra e, in pochi minuti, muore d'infarto. "La vita cambia in fretta", scriverà Joan Didion qualche giorno dopo. Per oltre un anno la vita di Joan Didion è stata schiacciata dalla portata di questi due eventi, e questo libro è il resoconto di quell'anno, del tentativo di venire a patti con il modo repentino in cui la sua vita è stata stravolta. Diventa faticoso allora il dialogo tra la realtà e le strategie che si mettono in atto per accettarla: se per sopportare la malattia della figlia studia testi di medicina, si rende insopportabile alle infermiere dell'ospedale e si rivolge ad amici in cerca di numeri di telefono e indirizzi di ottimi medici, allo stesso tempo si rende conto che la morte e la malattia sono eventi che al di là dal suo controllo la lasciano in preda dei suoi ricordi, e si sorprende a pensare come i bambini: "come se i miei pensieri o i miei desideri avessero il potere di rovesciare la storia dei fatti".Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Elaborazione del lutto o storia di un grande amore? Questa è la domanda che mi sono posta alla fine di questo libro. J.D si racconta nell'anno in cui ha perso suo marito John e parallelamente si è trovata a combattere con la salute della figlia Quintana. Ci sono alcune frasi e alcuni paragrafi decisamente efficaci (l'incipit è notevole); lei è un "osso duro" e sicuramente una donna particolare, che non si piange addosso anche se crede di farlo (l'autocommiserazione). Molti sono i ricordi che affiorano in questo prima anno di assenza, molte le domande, e tutta quella serie di interrogativi che molti di noi, credo, ci poniamo in presenza di un lutto (potevo evitarlo? cosa facevamo esattamente un anno fa? il desiderio di far tornare la persona persa). Analisi del dolore, dell'amore, dell'assenza; condividere con i lettori questi tre elementi è il suo punto di forza poichè lo fa in tono mai struggente e patetico, ma realistico. Tutto ciò rende questo scritto un libro importante.
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