Lipstick jihad

E' un viaggio di scoperta a due livelli: per l’autrice rappresenta la scoperta della sua identità Irano-Americana, per il lettore ‘occidentale’ la scoperta di un ‘oriente’ ben più complesso di quanto si possa pensare, uno solo dei tanti orienti esistenti. L'autrice denuncia il prezzo alto che le donne in particolare hanno dovuto pagare in seguito all'instaurazione del regime degli ayatollah: "the general stressors of Teheran life – taxis smog, traffic jams, fundamentalist theocracy, inflation, unemployment – together with the special burden of the veil made Iranian life particularly wearisome for women, who were depressed in large numbers" ("i fattori generali di stress della vita di Teheran - smog, traffico, teocrazia fondmentalista, inflazione, disoccupazione - uniti all'ulteriore fardello del velo rendevano la vita delle donne, in gran numero depresse, particolarmente pesante" trad. mia) Ma l'Iran di cui ci parla Moaveni, ancor prima degli scontri di piazza degli ultimi tempi, è abitato da un popolo che non ha ancora perso la speranza e la voglia di combattere per un paese libero, un popolo che reagisce: “mocking mullahs, long a cultural tradition, had become a national sport” ("prendere in giro i mullahs, un'antica tradizione culturale, era diventato uno sport nazionale" trad. mia). Moaveni, svelando le mille contraddizioni che caratterizzano la vita iraniana, l’ipocrisia che vi regna, il divario tra le apparenze e la realtà, tra ciò che si professa e ciò che si fa, ci dà prova dell’infondatezza di una così netta separazione tra ciò che viene definito l’ ‘Occidente corrotto’, ‘Great Satan’, e l’ ‘Oriente barbarico’, ‘Axis of Evil’ e ci spinge ancora una volta a non rifugiarci più in immagini stereotipate, ma per noi gratificanti e rassicuranti, quanto piuttosto a ribellarci ed interrogarci su ciò che troppo spesso accettiamo acriticamente. In definitiva. uno dei libri più belli che io abbia mai letto, un'esperienza unica e che assolutamente consiglierei a tutti.