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La politica ecclesiastica di Vittorio Amedeo II e di Carlo Emanuele III portò sia a ridefinire le norme dei rapporti fra la corte di Torino e la curia pontificia, con i due 'Concordati' del 1727 e del 1741, sia a riconfigurare le modalità del «governo ecclesiastico» del territorio. In tale percorso emergono la politica del diritto dei sovrani sabaudi, le pratiche giurisdizionali dei magistrati, il ruolo dei vescovi, le concrete dinamiche della conflittualità sociale e i linguaggi e le pratiche di legittimazione che permeavano diffusamente tutti i livelli della società strutturando le relazioni fra uomini, cose e diritti.
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