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La riflessione di Edward W. Said sulla letteratura e sullo statuto della critica letteraria è spesso messa in ombra da un’immagine unilaterale e limitante dello studioso palestinese, che lo relega ai campi degli studi postcoloniali e del giornalismo politico. In realtà, non è possibile disgiungere l’impegno civile di Said dal suo attivismo culturale, così come è scorretto rubricare i suoi sforzi teorici a una semplificativa etichetta di scuola. Questo libro intende dimostrare come l’impegno di Said per un umanesimo radicale si saldi fortemente a una critica delle rappresentazioni letterarie e culturali, il cui risvolto politico consiste nella conquista del carattere inclusivo e non-coercitivo di un sapere realmente democratico. Il ritorno a una filologia capace di garantire un’interpretazione rispettosa del testo, l’idea che gli oggetti culturali siano intimamente attraversati dalle forze storiche, la prospettiva gramsciana di un intellettuale capace di accettare la propria residualità per farne un punto di forza: concetti e riflessioni che fanno di Said un modello intellettuale di grande attualità e interesse, anche e soprattutto per il pubblico italiano.
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