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Anno edizione: 2020
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Brevi considerazioni a Gaspare Cirillo Non so dire con certezza se il racconto si ispira ad un particolare avvenimento realmente vissuto dall’autore, tenendo presente che “Ufficiale Giudiziario” è stata la sua attività lavorativa. Il racconto, comunque, narra di fatti veri o verosimili, con ricchezza di intreccio e dovizia di particolari. Ma è lo stile quello che più mi ha colpito: ha la scioltezza del racconto parlato, dal ritmo incalzante che non permette pause né distrazioni. Il lettore è preso dagli avvenimenti tanto che gli è difficile, se non impossibile, fermarsi e far pausa nella lettura. ANTONIO MAGNOLO Considerazioni a Il Merlo Splendido questo racconto – breve. Breve sì, ma ricco di contenuto, ricco di sentimenti descritti con il susseguirsi degli avvenimenti. Tutto ha inizio con il volo strano di un merlo, dovuto a “una zampetta danneggiata, forse rotta” che non sfugge ai due ‘confratelli’, non certo tifosi accaniti: “Ci disinteressammo completamente delle sorti della partita che svolgeva la nostra squadra.” Fa breccia nel cuore dei due giovani amici quella zampetta ferita che non permette al merlo il libero volo. Coinvolge il lettore, quasi attivamente partecipe, alle cure premurose dei due. Quanta sensibilità d’animo! Ed ecco che il fattaccio commesso da Cosimo Cintura, … “la bocca sollevò dal fiero pasto”, provoca anche nel lettore un forte senso di rabbia e di rivalsa. Quanto bello e meraviglioso quel piatto in faccia! Semmai ci stupisce il senso di colpa di chi quel sacrosanto gesto ha commesso. Poi … il contesto, il luogo, in cui l’avvenimento si è concretizzato, “un convento”, può far comprendere la correttezza dell’autodenuncia. C’è da considerare anche il sotteso senso di orgoglio, nell’aver dato quel piatto in faccia: “desideravo che tutti conoscessero il gesto che avevo compiuto e l’ardire che avevo avuto.” ANTONIO MAGNOLO Alcune considerazioni a Noviziato Non è il solo, il nostro narratore, a ritrovarsi estraneo nel contesto in cui la vita si svolge con tutte le incombenze che essa comporta. Si vive come un estraneo, come un pesce fuor d’acqua. Occorre dunque un diversivo che tenga occupata la mente per non soccombere. Poveretti … no! Felice necessità semmai. “In lungo e in largo conobbi Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Luigi Capuana con Il marchese di Roccaverdina, Gabriele D’Annunzio, Antonio Fogazzaro, Paul Verlaine, Victor Hugo, Leone Tolstoi, Cechov, Turgheniev ed altri ed altri ancor …” Il pasto culturale, così ricco e abbondante, avranno atteso sfogo di quanto immagazzinato con produzione propria. Basti ricordare: - Versi Sparsi - Saro e altri racconti - Versi adolescenziali - Riflessi e altri versi - Istantanee - Settantaquattro - I Ragona - Pensieri Vaghi In quanto al racconto, “Noviziato”, la maggior parte dei lettori si troverà spiazzata e per il contesto e per certe esperienze neppure immaginate; non sarà rara qualche smorfia di incredulità e disapprovazione. Si potrà pensare a gesti di sadismo fanatico leggendo questi righi: “Il campanello squillava per tutti, e tutti contemporaneamente ci si ritirava nella propria stanzetta di tre metri per quattro per meditare, si diceva, sempre dopo essersi fustigati con il cilicio che ognuno aveva provveduto a costruirsi con della corda intrecciata …” Ma è proprio in questo contesto che si spiega un attaccamento morboso, ma fruttuoso, alla lettura dei testi sopraddetti. E mi viene a mente il Leopardi con il suo confessato ‘studio matto e disperatissimo’. Così il nostro autore: “dovetti inventarmi qualcosa per non annoiarmi”. ANTONIO MAGNOLO
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