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Nationality Letteratura: Turchia
Il museo dell'innocenza
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Il museo dell'innocenza - Orhan Pamuk - copertina
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museo dell'innocenza

Descrizione


Entrato in un negozio per comprare una borsa alla fidanzata, Kemal Basmaci, trentenne rampollo di una famiglia altolocata di Istanbul, si imbatte in una commessa di straordinaria bellezza: la diciottenne Füsun, sua lontana cugina. Fra i due ha ben presto inizio un rapporto anche eroticamente molto intenso. Kemal tuttavia non si decide a lasciare Sibel, la fidanzata: per quanto di mentalità aperta e moderna, in lui sono comunque radicati i valori tradizionali (e anche un certo opportunismo). Così si fidanza e perde tutto: sconvolta dal suo comportamento, Füsun scompare, mentre Kemal, preda di una passione che non gli dà tregua, trascura gli affari e alla fine scioglie il fidanzamento. Quando, dopo atroci patimenti, i due amanti si ritrovano, nella vita di Füsun tutto è cambiato. Kemal però non si dà per vinto. In assoluta castità, continua a frequentarla per otto lunghi anni, durante i quali via via raccoglie un'infinità di oggetti che la riguardano: cagnolini di porcellana, apriscatole, righelli, orecchini... Poterli guardare, assaggiare, toccare è spesso la sua unica fonte di conforto. E quando la sua esistenza subisce una nuova dolorosa svolta, quegli stessi oggetti confluiranno nel Museo dell'innocenza, destinato a rendere testimonianza del suo amore per Füsun nei secoli futuri. La storia di un'incontenibile passione, ma allo stesso tempo uno sguardo ora severo, ora ironico, ma certamente non privo di profondo affetto sulla Istanbul di quegli anni e sulla sua contraddittoria borghesia.
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Dettagli

2013
Tascabile
585 p., Brossura
Masumiyet müzesi
9788806216771

Valutazioni e recensioni

Giancarlo Sidoti
Recensioni: 1/5

Il libro non è assolutamente all'altezza dello scrittore. Forse l'amore feticista per una sua amante, donna o città, poteva essere un'ottima scelta. Anche l'idea di fare un romanzo di racconti legati agli oggetti di quel feticismo era geniale. Ma l'idea non è stata realizzata adeguatamente. Totalmente noioso, ripetitivo. Il personaggio di Kemal è del tutto involuto e Pamuk si arrampica sugli specchi per portare avanti il suo romanzo. Pertanto dichiaro di abbandonare il libro sul treno Roma Palermo dopo averne letto solo un quarto, fino a pagina 162. 3 agosto 2017, ore 11 e 22

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Recensioni: 3/5

Vale la pena di leggere questo libro perlopiù perchè permette di riflettere su diversi aspetti della vita affettiva di una persona, in particolare dell'ossessione che si ha per la persona amata. Non so se in realtà sia possibile un'ossessione così profonda e così duratura come quella che colpisce il protagonista nei confronti dell'amata Fusun. Mi è sembrato un po' eccessivo in alcuni punti ma il fatto che sia scritto bene, in modo scorrevole e appassionante mi ha fatto dimenticare le mi perplessità. Voto: 7. PS. Per chi volesse leggerlo vi lascio una domanda: Secondo voi Kemal, il protagonista, è vittima della vicenda che viene narrata o carnefice?

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FEDERICA SESTI OSSEO
Recensioni: 4/5

Pagina dopo pagina si accentua il calvario amoroso del protagonista Kemal e insieme quello del lettore. Il museo dell' innocenza è un libro innegabilmente lungo, ma alla stesso tempo innegabilmente Pamuk non cede il passo ad un calo di intensità della sofferenza. Insieme a Kemal e Füsun percorriamo le strade della Instanbul borghese anni 70, sorprendendoci, attraverso la dettagliata descrizione dei luoghi e dei profumi, dello struggimento dettato da una passione proibita. La ricerca di Kemal di riesumare la metaforica salma della giovane studentessa, ormai donna, sfocia in un perverso e lacerante, in quanto infruttuoso, tentativo di vivere il passato e il futuro. Il presente dovrà cozzare con le volontà constrastanti di Füsun e con la incapacità di Kemal di ascoltare altro se non il suo ricordo e il suo volere.

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Orhan Pamuk

1952, Istanbul

Scrittore turco, Premio Nobel per la letteratura nel 2006. Abbandonati gli studi di architettura, esordisce con il romanzo Il signor Cevdet e i suoi figli (1982), affresco di tre generazioni ambientato nel quartiere natio di Nisantasi, con il quale ottiene grande successo; cui sono seguiti La casa del silenzio (1983) e Il castello bianco (1985), nei quali l’incontro tra un giovane veneziano e uno studioso ottomano è pretesto per affrontare quello, problematico e conflittuale, tra Oriente e Occidente. Lo stesso tema ricorre, declinato in modi diversi, anche nei più recenti Il mio nome è rosso (1998, premio Grinzane) e Neve (2002), dai risvolti più marcatamente politici. Istanbul (2003) ha affascinato per l’abile tessitura che cuce...

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