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Le perplessità in merito al passaggio dalla monarchia alla repubblica nella Roma primeva, addirittura storicizzato in età moderna anche come trapasso ad una lingua diversa, non hanno più ragion d’essere per chi legga questo libro di Raffaele e Stefano Di Virgilio, stante il fatto che il primo dei due Autori dimostra che quel trapasso fu un radicale rivolgimento etnico-linguistico, che segnò l’avvento del latino indoeuropeo subentrato ad una lingua aramaica. Roma/Rum fu fondata da guerrieri samaritani, fuggiti per sempre da Quir (donde Quirinus e Quirites) e il loro re si chiamava Rum/Rumla (> lat. Romulus), abbrev. di Rumla-Jahu, “Sii eccelso, Jahu (= Jahvè)!” (cfr. Jovis/Giove ed etr. Rum(e)le); il nome Romulus si alterna con Remulus, Romus, Remus, e l’oscillazione vocalica -e-/-o- è la stessa di Romelja/Remalja (< Rumla-Jahu) esibita rispettivamente dalla Bibbia greca dei LXX e dall’ebraica: ciò dimostra inequivocabilmente che Romolo e Remo erano una sola persona. I romulei si rifugiarono sul Palatium/Palatino (< sem. plt = “rifugio”), dove costruirono un accampamento (poi chiamato Roma Quadrata) e poiché erano tutti maschi, temuti e schivati dai vicini, si videro costretti a rapire le vergini sabine, riconoscibili perché vestite di bianco. Segnale del rapimento fu il grido “Le nubili!” lanciato da Romolo in aramaico, e pur adattato alla pronuncia latina fu facilmente compreso dall’arameo Sestio Silla amico di Plutarco. La parola latina taura, “mucca sterile” è semitica (tawra) ed esclusivamente italica, ed anche i teonimi Consus (= Conso/Nettuno equestre) e Janus (Giano) esibiscono due parole samaritane (vd. il “Dictionary of Samaritan Aramaic, s. vv.): sus (“cavallo”) e nus (“entrata/uscita di sicurezza”, con riferimento alla duplice janua/porta del tempio di Giano, supremo dio bifronte di provenienza mesopotamica). Aldo Silveri
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