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La musica del caso
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La musica del caso - Paul Auster - copertina
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musica del caso

Descrizione


Un'eredità imprevista determina una svolta nella vita di Jim Nashe, il protagonista della "Musica del caso". Jim molla il lavoro, lascia sua figlia e, alla guida di una fiammante Saab 900, vagabonda per un anno intero avanti e indietro attraverso l'America. Sempre casualmente incontra Jack Pozzi, un giovanissimo giocatore d'azzardo, reduce da una rocambolesca avventura notturna. Con ciò che resta dell'eredità di Nashe i due decidono di portare avanti il progetto di Pozzi: battere a poker Flower e Stone, due miliardari per caso (hanno vinto una grossa somma con un biglietto della lotteria). Ma le cose non vanno nel modo sperato. Così quello che sembrava essere un classico romanzo on the road, con un eroe che attraversa l'America sconfinata, si trasforma in un altro tipo di avventura: un romanzo sull'azzardo, e sul potere sconfinato del Caso.
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Dettagli

2009
Tascabile
207 p., Brossura
The music of chance
9788806198954

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 3/5

Avevo iniziato questo libro pigramente, aspettandomi una storia di poker, azzardi, respiri trattenuti, fortune dilapidate; ma la parte che si concentra su questo aspetto è minima a confronto con il resto del romanzo. La partenza è lenta e pigra, la parte centrale si trasforma in un thriller surreale e ben costruito che mi ha dato mille spunti di riflessioni e il finale è tornato a deludermi: troppo sbrigativo e semplice a fronte di una storia che mi è sembrata impostata in tutt'altro modo.

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ELISABETTA PRIANO
Recensioni: 4/5

Questo testo e' per i veri appassionati e affezionati lettori di Auster... L'ho acquistato con entusiasmo pensando di ritrovare il piacere che avevo provaro con "trilogia di NY" e "follie di brooklyn"... questo testo e' diverso. Piu' cupo nei toni e con un finale a sopresa che lascia letteralmente a bocca aperta. Sara' che io credo nella musica del caso, sara' che sono convinta che la vita ci riservi tantissime sorprese che vanno semplicemente colte o raccattate... Il punto e' che non si puo' sapere ex ante se condurranno ad un finale positivo...

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EMANUELE LACOPO
Recensioni: 2/5

Un compleanno. Festeggia alle terme? Va beh... ma non farà freddo? Fa freddo. Ho il costume ma sinceramente per quanto mi assicuriate che dentro si sta “una crema" non ho la benché minima intenzione di spogliarmi di un solo strato della mia cipolla figuriamoci poi bagnarmi. Rimango qui, intorno, mentre voi vi godete l'acqua e chiacchierate e ridete... vi seguo e ridacchio anche io... mi annoio mortalmente, ma chi me l'ha fatto fare... Parlate di libri... di un autore che non conosco di cui dite un gran bene. Siete soddisfatti, vi ha sorpreso anzi, vi è proprio piaciuto direi, quasi quasi, tra i miei futuri acquisti, la prossima volta, se mi ricordo, ci infilo pure questo “Trilogia di New York”, hai visto mai che non tutto il male venga per nuocere? Passano i mesi, mi concedo un paio di acquisti da Feltrinelli, mi ricordo di quel sabato mortale e prendo anche questo tanto strombazzato capolavoro. E quest'altro... ?... Copertina nera, una “S” di carte francesi dal primo piano allo sfondo, Paul Auster... non parlerà mica di poker?... “La musica del caso”... caso... quarto di copertina... rosso, a mo' di titolo: “Un'avvincente storia on the road diventa, in realtà, una storia sull'azzardo e sul potere sconfinato del Caso”... scorro il testo, cerco la parolina magica... “battere a poker”, Cassiera prendo pure questo! E ritorniamo al punto di partenza: tutto il male viene per nuocere. Che mi possa venire un crampo alla mano ogni volta che scelgo un libro per la copertina, che si mordano molto dolorosamente i grafici e i redattori ogni volta che riesce loro una copertina o un quarto di copertina più avvincente del libro che incartano perché un finale così deludente proprio non me lo ricordo. Durante la lettura qualsiasi cosa mi fosse balenata in mente da dire, qualsiasi ragionamento avessi voluto sviluppare con calma, terminato il libro, sono risultati totalmente inutili. Ogni minima idea, ogni minima illusione impressione domanda chiave di lettura realtà viene spazzata via come mai fosse stata pensata, ogni singola interpretazione è cassata dalla volontà, evidentemente ferma, dell'autore di concludere la storia così come ogni povero sventurato lettore alla fine si vede costretto a leggere: far morire il protagonista in modo che non possa più indagare e conoscere la sua realtà, TUTTO IL LAVORO SVOLTO DAL LETTORE PER DARE SENSO ALLA REALTÀ NARRATA È INDIRIZZATO VERSO UN ENORME E GIGANTESCO... puff... ... quale sia stata la fine del giovane compagno, se il loro aguzzino sia bugiardo o meno, se sia buono, chi sono in realtà i due eccentrici milionari che sembrano ridisegnare il mondo, che significato ha il poker, la vincita, se il protagonista potrà mai ripensare una vita normale... nulla più... perché questa esperienza rimarrà inverificabile... a che pro tanta fatica? Dico di scrivere e leggere questa avventura. Solo per dire che è il caso che ci tira avanti? Solo per dirci questo? Ma io da un libro voglio altro che nichilismo, che me ne faccio, perché hai sprecato tempo per scrivere e stampare e dirci che tutto è nulla? Se tutto è inutile che utilità c'è nel raccontarlo? Sono tante le risposte che affollano la mia mente, e una più scurrile dell'altra ma questo semplicemente perché da un libro mi aspetto un qualcosa, un quid in più di quello che ho già, che sia piacere, sia intrattenimento, pensiero, catarsi comunque sempre una forma di soddisfazione, perché a un punto bisogna pur approdare persino se l'oggetto che si ha tra le mani fosse l'imperfezione! Però, se c'hai il nulla... Vi chiedo scusa, mi ricompongo e cerco di essere più 'ortodosso', supero questo mio primo moto di delusione e, convinto come sono che se si è scritto un libro qualcosa si voleva pur dire, mi ricredo, e penso che Auster abbia cercato di porre l'attenzione su una qualche vanità. E per non cadere, come poco fa fatto, clamorosamente nello scontato riguardo la copertina (c'è un girone all'inferno per i grafici che operano cum malitia, e non è piacevole scoprire cosa c'è dietro, nient'affatto); dicevo, guardo la copertina e rileggo il titolo: “La Musica del Caso”, “The Music of the Chance”. C'è un passo in cui due personaggi discutono su questo tema e, tra i due, il protagonista del romanzo, Jim Nashe, sostiene (coerentemente con il finale) che tale musica non c'è, c'è solo il caso. C'è poco da fare quindi, torno al deludentissimo finale da cui ero appena ripartito: ma a questo punto mi convinco che è nell'intreccio la magagna. L'intreccio è un'investigazione, una esperienza particolare, unica che pretende dal lettore delle domande e alle domande è naturale poi aspettarsi delle risposte. Il finale parrebbe però sottintendere che non ce ne sono, non sono importanti pertanto neanche le domande, neanche porsi le domande visto che non portano da nessuna parte. Che cosa fa il protagonista? Perché agisce? Perché aprire questo libro e leggerlo? Perché alzarsi la mattina? Se l'unica risposta valida è “non c'è alcun significato nella vita” allora il libro è un fallimento non solo estetico - è un messaggio che predica la propria inutilità - . Sodale con questo Auster che ritiene non esistere un principio ordinatore che dia un senso a tutto, ritengo che andare in giro per il mondo a strombazzare questa palese, vecchia, scontata verità è quanto di più inutile e ipocrita si possa fare perché si investe tempo e energie per dire che è comunque inutile fare ciò che si sta facendo: quello di cui abbiamo bisogno sono altre scritture. Concludo quindi per evitare di continuare a mordermi la coda (e senza arrivare a conclusioni estreme sull'esistenza): forse un tal romanziere dovrebbe far sua la lezione del libro e smettere di scrivere, se quanto fin qui detto è ciò che realmente crede, non solo per coerenza, ma soprattutto perché se non c'è materia per affermare qualcosa, per andare oltre questo “vuoto” esistenziale, non c'è neanche il motivo per scrivere e farsi leggere. A meno che, l'incubo così esorcizzato così intrappolato fuori dall'autore, non serva all'autore stesso per liberarsene e tornare a vivere... ma noi, comunque, ci rimettiamo.

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Paul Auster

1947, Newark, New Jersey

Scrittore, sceneggiatore e regista statunitense. Dopo aver studiato alla Columbia University, nel 1970 si recò a Parigi dove lavorò come traduttore fino al ritorno a New York nel 1974. Esordì come scrittore con poesie, racconti e articoli pubblicati sulla “New York Review of Books” e sulla “Harper’s Saturday Review”. La sua opera più famosa, subito accolta favorevolmente dalla critica, è la Trilogia di New York (Città di vetro, 1985; Spettri, 1986; La stanza chiusa, 1987), che volge in parodia il genere della detective story. Seguirono i romanzi Il paese delle ultime cose (1988), Il palazzo della luna (1989), La musica del caso (1991, dal quale Philip Haas trasse un film nel 1993), Leviatano (1992), Mr. Vertigo (1994)...

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