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Generoso, impegnato, idealista, maschilista, prepotente, arrogante, perché ha fatto il Sessantotto alla Renault: è Vittorio Sparàti, operaio specializzato, di fatto un tecnico metalmeccanico con grandi capacità professionali, delegato di fabbrica, comunista militante, protagonista di questa storia vera, che rispecchia la parabola vissuta dall’intera classe operaia nel nostro paese tra la fine degli anni sessanta e l’avvio di un nuovo millennio. È in realtà la storia di un uomo innamorato del suo lavoro, che tuttavia sogna di cambiare condizione sociale perché considera un’ingiustizia dover fare l’operaio. Quando si decide a compiere il passo che deve dare un altro senso alla sua vita, le trasformazioni e l’evoluzione della società italiana lo metteranno di fronte a una situazione sorprendente. Filtrati nel calore di un’esistenza individuale che si rivela carica di illusioni e passioni, di ingenuità e coraggio, passano qui i fatti che hanno contrassegnato trent’anni di storia politica e sindacale: l’autunno caldo, i preti operai, l’incubo terrorista, Autonomia operaia, la contestazione a Lama, la marcia dei quarantamila, il problema dei ceti medi, l’uscita dalla cultura fordista, Mani Pulite, la questione morale, sino ai cambiamenti che hanno portato alla scomparsa del Pci e al processo di disgregazione della Prima Repubblica. Rilette attraverso l’esperienza del protagonista – i suoi dubbi, i suoi problemi, gli affetti, i fallimenti, i messaggi che scambia con la moglie su un’agenda, perché anche lei è operaia e fanno i turni, per cui si vedono solo nei fine settimana – queste vicende riacquistano non solo il loro spessore storico ma anche la materialità umana. Fino all’inattesa svolta conclusiva.
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