L'atelier dei miracoli

Non è piaciuto, ma mi sono obbligata a portarlo a termine: personaggi abbozzati e vicende personali non sviluppate; disorganizzazione strutturale lungo tutto il romanzo; poca profondità e credibilità. Non lo consiglio!

Ci ho trovato dei buoni spunti narrativi, ma sviluppati male o troppo poco, così come per la caratterizzazione dei personaggi. A volte sembra tutto così frettoloso, mi sarei aspettata più particolari che spiegassero meglio il passato dei personaggi o l’ambientazione (meglio un non-luogo piuttosto che un paio di riferimenti messi lì a confondere). La scrittura di per sé è fresca e scorrevole, ma la storia stenta a decollare, solo da metà in poi prende ritmo. Non mancano i colpi di scena, ma mi sembra ci sia troppo poco sviluppo di trama.

L'Atelier dei miracoli di Valerie Tong Cuong, attraverso tre persone, parla di gente comune, che malgrado la vita gli abbia dato filo da torcere sono riusciti ad andare avanti, ma che, a un certo punto, la società finisce per farli scontrare contro le loro insicurezze, insuccessi, contro i fantasmi interiori ormai impossibili da trattenere. Si tratta di persone che all'apparenza sembrano forti e sicure, ma in realtà questo lato rappresenta soltanto un riflesso della loro vera personalità. Rappresentano gli scontri interiori che chiunque ha ed affronta, sia che si trovi in una società perfettamente inseriti (almeno all'apparenza), sia che si è emarginati. Credo si tratti di un ottimo romanzo che potrebbe servire ad aiutare a risollevare le persone che si identificano con i protagonisti: Millie, Mike e Mariette ognuno rappresentante una parte della società di quelle persone succube si di essa, ma soprattutto di se stessi, poiché la influenzano restandone influenzati, secondo quelli che sono i canoni dell'etica. Trattasi di un romanzo che fa riflettere sul senso della vita, se la si sta conducendo secondo le proprie aspettative, se si è felici di noi stessi.