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Anno edizione: 1999
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Salamov in questa raccolta di racconti riesce a rendere ben chiaro ai lettori cosa è stato per lui, e per tutti i detenuti, vivere nei campi di lavoro della Kolyma. Un ritratto della realtà molto crudo, senza lieti fine purtroppo. Alcuni racconti, più di altri, mi hanno fatto venire i brividi. Nel leggere certe vicende, non si può fare a meno che pensare ai campi di sterminio tedeschi. Stessa cattiveria. Stessa insensibilità da parte dei carnefici e, mano a mano, anche delle vittime che si ritrovano letteralmente svuotate di ogni sentimento umano. Non deve essere stato facile ritrovarsi davanti a certe situazioni, e men che meno riacquistare la "libertà" in un mondo ormai sconosciuto, con principi e valori sicuramente diversi da quelli vigenti nel lager. Più che altro, mi domando come mai, si parli sempre e solo di ciò che hanno fatto i nazisti. Come se le sofferenze inflitte nei Gulag sovietici, a cittadini innocenti, siano giustificabili, o non siano mai accadute. Salamov ha trovato la forza di mettere nero su bianco ciò che ha vissuto. Di non dimenticare, nonostante ogni fibra del suo corpo avrebbe voluto - e come dargli torto!!! Purtroppo in Russia i suoi racconti verranno pubblicati interamente solo dopo la sua morte. Un finale che ben si sposa con l'amarezza delle sue novelle.
Un libro testimonianza che, come tutti quelli nei quali si dispiega l'orrore della violenza insensata dell'uomo sull'uomo, più che essere giudicato come opera letteraria, va giudicato, appunto, per il suo valore documentaristico. In tutte le pagine si respira il gelo della Kolyma, la sofferenza e la lotta per la vita, il permanere, nonostante tutti gli affronti, di sentimenti che rendono alcuni uomini ancora tali. Si fa davvero fatica ad accettare che siano potuti accadere abomini simili; e la durissima lezione che se ne trae è che possono accadere di nuovo.
Leggete il libro ricordando che non c'è nulla di inventato, ad ogni racconto, più o meno breve, un colpo allo stomaco che vi toglierà il fiato. Attraverso le parole dell'autore il freddo ed il buio dell'estrema regione siberiana arrivano fino al lettore. L'indefinibile bassezza a cui l'uomo riesce ad arrivare a tratti sconvolge e trascina il lettore nell'atmosfera cupa della Kolyma, un baratro dove sono davvero poche le anime che riescono a non perdersi. Una testimonianza diretta e fin troppo sincera di sedici anni di sofferenza.
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