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La poesia religiosa è un tipo di poesia tipica della religione cristiana ed è iniziata nel Medioevo; i suoi massimi esponenti sono Francesco d’Assisi e Iacopone da Todi. Per l’esattezza la nascita di questa forma espressiva in versi si fa risalire al 1260, grazie alla Confraternita dei Disciplinati che diffuse in tutta Italia le laudi, liriche drammatiche, religiose o pasquali in dipendenza dell’argomento trattato. Tuttavia è il Cantico di Frate Sole, o anche Cantico delle creature, di San Francesco d’Assisi ad essere ritenuto il più antico componimento in volgare italiano. Con Iacopone da Todi, poi, la lauda assunse quella dimensione artistica che è propria della poesia. Questa branchia ha come tipicità un discorso dell’autore rivolto a Dio tendente a tesserne le lodi, oppure a implorare la sua attenzione, cioè una prece o preghiera. La silloge di Viola Di Muzio non si discosta da queste tipicità, presentandole entrambe con liriche a metrica libera di particolare solennità, pur nella semplicità della costruzione e dei termini utilizzati. T’ascolto nel silenzio O mio buon Dio sembra irreale rispecchiarsi nella Luce del volto del Tuo amato figlio Gesù, ma io come un sogno afferro fasci d’amore e di sole. Non odo la Sua voce, l’ascolto nel silenzio delle mie desolate stanze. Non prego per le piaghe dell’anima mia ma per le acque rosse e torbide che inondano fiumi, mari e terra. O mio Dio fa che la natura non gridi più. Questa quindi si traduce in una preghiera, nell’invocazione per ottenere la pietà dell’Essere Supremo. E’ evidente che l’autrice, di cui ho già apprezzato altre liriche di diversa natura, completa in tal modo, secondo i sentimenti della religione cristiana, la sua tendenza al trascendente, cioè in lei nasce e si sviluppa una continua ricerca del dialogo con Dio, al fine di arrivare a un’estasi poetica, come in questa: Eri Tu…mio Signore Cammino sola in un viale alberato d’autunno. Lacrime di dolore si confondono nella nebbia… E mentre scendono le prime foglie all’improvviso un fascio di luce si posa sul mio cuore. Non la vedo più… E’ scomparsa. Eri Tu mio Signore. Per quanto ovvio, queste poesie incontrano l’interesse dei credenti, mentre possono lasciare indifferenti gli agnostici e gli atei; tuttavia, la sincerità della devozione dell’autrice, la riflessiva proposizione, pacata e mai irruente, nonché l’atmosfera ieratica che permea tutti i versi non possono non destare l’attenzione di chi ama l’arte poetica. E non a caso non è necessario essere permeati di religiosità per apprezzare Il cantico delle creature, oppure le laudi di Iacopone. L’arte, quando c’è, esula da preconcetti e la si ammira per la bellezza che è insita in essa. Quindi, le liriche di questa silloge sono fruibili indistintamente da tutti e ne consiglio la lettura.
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