Mal di Libia. I miei giorni sul fronte del Mediterraneo
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Dettagli
Descrizione
Nancy Porsia arriva per la prima volta a Tripoli il 4 novembre 2011, due settimane dopo la morte di Muammar Gheddafi, con la netta sensazione di aver mancato un appuntamento con la Storia. Per un anno viaggia tra Nord Africa, Europa e Medio Oriente alla ricerca di storie da raccontare, ma poi è a Tripoli che ritorna e decide di stabilirsi, diventando l’unica giornalista italiana di base in Libia a scrivere di un paese che, giorno dopo giorno, diventerà anche il suo. Da lì racconta i grandi intrecci della politica, tra colpi di stato e interferenze dei servizi, gli sviluppi della guerra civile, le dinamiche complesse tra rivoluzionari e nostalgici gheddafiani, e poi la tragedia epocale delle migrazioni: dalle strade di Tripoli alle coste di Sabratha, per anni fa la spola tra le case dei trafficanti, le carceri stracolme di migranti catturati nel loro transito verso l’Europa e le spiagge grondanti cadaveri. In queste pagine Nancy Porsia ci porta a conoscere una terra ostile con i suoi figli ma inerme davanti a chi nelle sue acque prova a lavare la propria coscienza sporca; ci accompagna a scoprire un popolo contraddittorio ma spesso incompreso, lontano da quello di cui danno notizia i media mainstream, e insieme ci offre uno sguardo onesto sulla sua vita: cosa vuol dire fare la frontline quando si è donna e madre? Cosa vuol dire avere un legame indissolubile con una terra pericolosa per la propria sicurezza? E soprattutto, qual è il costo di una voce libera e indipendente?
Valutazioni e recensioni
5/5
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Sarandom
07/06/2023 11:10:05
Sono grata a questa collana per la divulgazione di queste storie, di questi lavori che permettono di arrivare a chiunque non riesca a vedere ciò che veramente accade. Grata a chi mette le proprie capacità al servizio di chi non riesce, non può mostrare i propri drammi e le proprie voci. Poesia ti trasporta in queste terre e nelle case di persone che lottano per i diritti che dovrebbero essere di tutti ma vengono deliberatamente soppressi per affari e ne siamo tutti complici. Si legge benissimo e ti spiega da vicino come in poche altre eccezioni.