Mario Trozzi. Alle origini del movimento operaio e sindacale in Abruzzo
"Civiltà vuol dire Socialismo", scriveva nel 1919 Mario Trozzi, una figura di alto rilievo sottovalutata dalla storiografia locale e nazionale: dagli esordi nella vivace sezione socialista di Sulmona fino al doppio mandato parlamentare nelle file del Partito socialista (1919 e 1921), Trozzi sviluppò un'intensa azione politica che lo vide durissimo oppositore della guerra di Libia e poi di quella mondiale. Fu organizzatore - nell'arretrata realtà abruzzese del tempo, la stessa descritta da Silone nei suoi romanzi - del partito e del sindacato tra il nascente proletariato regionale, e pugnace propagandista del socialismo in gremiti comizi e sulla stampa dell'epoca. Durante la guerra fu esponente tra i più influenti del campo massimalista nel dibattito interno al Psi; un massimalismo, il suo, nutrito di uno spirito unitario che lo portò a non seguire i comunisti al congresso di Livorno del 1921. Nel 1924 si ritirò sostanzialmente dalla vita politica per dedicarsi alla sua professione di avvocato - difendendo spesso i più deboli, i ferrovieri licenziati, i perseguitati dal fascismo - e alla scrittura di testi storici, politici e letterari.
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Anno edizione:2007
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