La metamorfosi del corpo. Il grottesco nell'arte e nella vita
“Il bello non ha che un tipo: il brutto ne ha mille”, così Victor Hugo. Il brutto assume un ruolo specifico nell’arte: rappresenta tutti gli aspetti della natura umana e non: il riso, il ridicolo, il pittoresco e il caratteristico, ma anche l’orribile, la disperazione, il pianto e il vizio. Nella storia le immagini grottesche, i tableau melodrammatici, i giullari, gli attori della Commedia dell’Arte e oggi Dario Fo e tanti artisti contemporanei, ci insegnano che il modo più sicuro e diretto per comunicare una verità relativa, molteplice e sfuggente è quello di parlare un linguaggio del corpo, avvalersi del gesto, atto muto, come indicatore di verità. Nel presente volume il grottesco si rimanda all’arte contemporanea e in particolare a quei territori della mutazione e della mretamorfosi che coinvolgono le tecniche artistiche. Un’intervista a Francesca Alfano Miglietti, teorica di mutazioni legate ai linguaggi visivi, sottolinea il ritorno alla vita come campo d’azione dell’arte. Il germe del grottesco vive nella nostra stessa vita e con essa si rinnova, il grottesco si adegua a ogni esigenza, suo è il dono dell’ubiquità e dell’immortalità, schiude un più profondo significato “vissuto” delle cose.
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Anno edizione:2002
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