Anna è una giovane donna che sa ancora vedere il magico che c'è nel mondo, che sa stupirsi ed emozionarsi, che sa sognare. Innamorata di Alessandro, viaggia e costruisce ipotesi di vita che però non sono destinate a durare, perché l'amore si trasforma ben presto in incomprensione e incompatibilità. Nell'affrontare la difficile relazione con Alessandro ricostruisce tappe precedenti del suo viaggio di ricerca e di vita, tornando con la memoria alla lontana Australia, luogo in cui ha conosciuto il sapore dei baci e dell'oceano più profondo. Tuttavia, i ricordi non bastano a lenire la sofferenza insita nel presente che la imprigiona: lascia Alessandro e parte di nuovo. Il lavoro la porta a Milano, dove finalmente, sembra esserci una vera promessa di felicità con Carlo, che incontra, si potrebbe dire, casualmente, se non fosse che in questa vicenda il caso non esiste. Man a mano che la storia avanza, scendiamo sempre più in profondità nell'animo di Anna e l'introspezione si dilata, si eleva e si manifesta attraverso le relazioni con personaggi complessi e variegati della società milanese, permalosa e disumanizzante, nella quale è difficile trovare un rifugio che non sia una patologia. Anche la protagonista è patologica, l'anoressia che la attanaglia, sebbene in certi momenti sia solo in agguato nell'ombra generata dalla luce di gioie transitorie, appare come un disturbo ineluttabile, l'unico modo in cui può davvero sfuggire al peso degli errori, anche di quelli altrui. È inseguendo la perfezione che Anna diventa imperfetta, fino a cadere in una relazione, quella appunto con Carlo, che fa dell'imperfezione umana una via di fuga, perché è chiaro che non si può essere perfetti. Proprio Carlo costringe Anna a interrogarsi sul senso della vita e della morte, quando i due si trovano divisi da eventi che rendono impossibile la salvezza della loro relazione. Qui inizia la discesa negli abissi della protagonista, la chiusura alla speranza che preclude qualunque tipo di felicità. Il tormento di Anna è il non capire se sia lei il problema, con il suo modo di esistere, di stare al mondo; se sia lei a causare la morte delle sue relazioni, se sia lei a essere sbagliata, se sia lei a dover espiare una colpa che non ha commesso o non voleva commettere. L'anoressia diventa allora un rifiuto non solo di nutrirsi di cibo, ma anche di sentimenti, se non quelli distruttivi e autolesionistici. Ma c'è sempre una speranza, quella che anche nel più profondo dei baratri esistenziali possa arrivare qualcuno a riportare un equilibrio che appare come irrimediabilmente compromesso, che possa impedire a un'anima lesionata dalla sofferenza di varcare la soglia del suicidio psicologico, oppure qualcuno che, finalmente, sia capace di accogliere senza giudicare, di offrire senza chiedere, di trovarla. Mi ha trovata tu è un percorso alla fine del quale si vince in due.
Leggi di più
Leggi di meno