Attenzione! Con “Digging up the Scars” il cantautore e produttore di Nashville Neilson Hubbard raggiunge l’apice della sua arte. Un disco epico e intimo, sinfonico e semplice che ruota intorno a un quesito esistenziale e personale. In cosa credi? Una domanda, una supplica, che potrebbe essere rivolta al proprio amante o forse all’universo e che diventa ancora più profonda in questo tempo sospeso che stiamo vivendo. Hubbard canta con voce matura e mette sul piatto tutte le sue abilità di produttore, campo nel quale è un maestro assoluto. A Nashville in questo momento tutti cercano lui e Dave Cobb. Il suono è costruito sull’orchestrazione della chitarra acustica con gli archi e con la suggestiva pedal steel di Juan Solorzano che eleva le canzoni a una dimensione sognante. Partecipa alla realizzazione del disco l’inseparabile amico Ben Glover, il cantautore di Belfast con cui Neilson Hubbard e Joshua Britt condividono la band The Orphan Brigade. Non è l’unico side project di Hubbard, fondatore con Matthew Ryan della cult band Strays Don’t Sleep. Dirige inoltre con Joshua Britt la Neighborhoods Apart, compagnia con la quale ha realizzato i video musicali di artisti come John Prine, Jason Isbell, Lucinda Williams e The Blind Boys of Alabama. Neilson è un artista a 360 gradi e ci regala un album di grande spessore, con un sound misterioso, avvolgente e con bellissime canzoni come la title track “Digging Up The Scars”, “The End Of The Road”, “Our DNA”. L’album è stampato in Italia da Appaloosa Records con le traduzioni dei testi in italiano che vanno ad arricchire un booklet molto curato anche nella fotografia, altra grande passione di Neilson Hubbard. Cheapau!
Leggi di più
Leggi di meno