Le notti dei perdoni ovvero la velocità umiliata
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Taranto ebbe, nei secoli remoti, ammiratori illustri che la amarono e lasciarono pagine memorabili con le loro descrizioni. Da Virgilio e Orazio. Diversa cosa per Taranto moderna, che fu attraversata, sì, da stuoli di studiosi e viaggiatori, ma tutti interessati solo a ricercare le vestigia del passato. E sono queste, anche principio di terzo millennio che stiamo vivendo, l'unica vera risorsa culturale che Taranto vanta e che trova il punto di forza nel Museo nazionale e nei pochi monumenti sopravvissuti alla distruzione e allo scempio dei secoli. E fu proprio quel patrimonio archeologico ad attrarre l'attenzione di un personaggio che resta centrale nella storia culturale recente della città: un personaggio che non era certo meridionale ma che anzi era nato nel lontano Trentino, a Rovereto, nel 1903, e che a Taranto era giunto per caso, come inviato del quotidiano nel quale lavorava, "Il Tempo" del mitico Angelillo. Stiamo parlando di Carlo Belli, la cui impronta più importante è in quei Convegni internazionali di studio sulla Magna Grecia, che furono da lui ideati e che dal 1961, anno della prima edizione, rappresentano l'incontro annuale di studi archeologici più importante.
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Anno edizione:2016
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