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L'umiliazione - Philip Roth - copertina
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umiliazione
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L'umiliazione

Descrizione


Tutto è finito per Simon Axler, il protagonista del libro. Simon, uno dei più grandi attori teatrali della sua generazione, ha superato i sessant'anni e ha perso la sua magia, il suo talento e la sua sicurezza. Quando sale sul palcoscenico si sente un pazzo e si vede un idiota. La sua fiducia nelle proprie capacità è evaporata; s'immagina che la gente rida di lui; non riesce più a fingere di essere qualcun altro. "E scomparso qualcosa di fondamentale". La moglie se n'è andata, il pubblico l'ha abbandonato, il suo agente non sa come convincerlo a tornare in scena. In questo atroce resoconto di un'inspiegabile e terrificante autodistruzione, emerge il contraltare di un insolito desiderio erotico, certo una consolazione in quella vita spogliata di tutto, ma tanto rischiosa e aberrante da frustrare ogni speranza di conforto e gratificazione per puntare dritto verso un finale ancora più cupo e rovinoso. In questo lungo viaggio verso la notte tutti i mezzi che usiamo per convincerci della nostra solidità, tutte le rappresentazioni che nella vita diamo di noi stessi - talento, amore, sesso, speranza, energia, reputazione vengono messi a nudo.
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Dettagli

2014
Tascabile
23 settembre 2014
Brossura
The humbling
9788806222956

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

In L’umiliazione si concretizza il concetto, la presa di coscienza della morte, che si forma quando avviene una morte parziale, nel caso di Simon Axle, il protagonista delle vicende, a fine per l’attore della capacità di recitare. Succedono anche a noi quelle piccole morti, le morti parziali non saranno quotidiane ma sono tanto più frequenti con l’avanzare degli anni. L’ultima volta che si fa qualcosa, si vede qualcuno, si visita un luogo caro, si mangia un cibo prediletto, si cammina con entrambe le gambe, si fa l’amore. La visione di Roth costeggia, pronta ad immergervisi, un pessimismo cosmico in cui niente ha una valida ragione per succedere, all’uomo è dato solo di subire il fato, o qualsivoglia volontà o potenza che governa l’umana vicenda. Il resto sta nella penna tagliente di Philip Roth, ormai una garanzia per me.

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CARLO TURCO
Recensioni: 4/5

Roth non delude mai, anche se è nei suoi romanzi più ponderosi che dà il meglio di sé (ed è questo l'unico motivo per il mio rating inferiore al massimo). In questo caso il tema centrale è di nuovo quello del decadimento, del declino: il grande attore che scopre, un giorno, di non sentirsi più in grado di affrontare il palcoscenico. Il dramma, per sintetizzarlo con le parole di Roth a pag. 6: "La cosa peggiore era che vedeva il proprio crollo con la stessa lucidità con cui si vedeva recitare. La sofferenza era atroce, e tuttavia lui dubitava che fosse genuina, il che la rendeva anche peggiore." E, poco più oltre: "Quando reciti la parte di uno che sta crollando, la tua interpretazione ha un ordine e una coerenza; quando la persona che vedi crollare sei tu, e quella che stai recitando è la tua fine, e tutta un'altra cosa, una cosa spaventosa e terrorizzante." Humbling è la storia di come il grande attore affronta e risolve il dramma del proprio blocco: e Roth conduce la storia da quel classico che è, facendoti vivere la tragedia non meno che gli aspetti ironici o persino grotteschi e beffardi del crollo di un grande. A margine, una osservazione sul fatto, assai pubblicizzato, che Humbling si è guadagnato la nomination per la peggior scena di sesso delle recente letteratura. Secondo me una nomination del tutto immeritata, salvo che da chi non ne abbia compresa la piena funzionalità rispetto alla narrazione oppure da chi intenda sollevare, del tutto a sproposito, una questione di political correctness nei riguardi di una pretesa ortodossia lesbica.

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Recensioni: 5/5

La scrittura di Roth è sempre diretta, energica, raffinata. Nell'inquietante viaggio che accompagna Simon Axler, il protagonista di questo libro, da una incapacità di recitare ad una vera crisi esistenziale, si scoprono tutte le fragilità di un uomo che cerca di nascondere, principalmente a se stesso, attraverso la costruzione di un'immagine stereotipata e ormai fuori luogo, quasi grottesca, ciò che è in realtà: un uomo finito. Axel affida la sua intera esistenza nelle mani di una donna molto più giovane e dai gusti sessuali incerti. L'epilogo è la normale conseguenza dei fatti, in fondo non è certo da Roth che ci si può aspettare un finale ottimistico.

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Philip Roth

1933, Newark, New Jersey

Philip Roth (Newark 1933 - Manhattan 2018) è stato uno scrittore statunitense. Figlio di ebrei piccolo-borghesi rigorosamente osservanti, ha fatto oggetto della sua narrativa la condizione ebraica, proiettata nel contesto urbano dell’America dell’opulenza. I suoi personaggi appaiono vanamente tesi a liberarsi delle memorie etniche e familiari per immergersi nell’oblio dell’attualità americana: di qui la violenta carica comica, ironica o grottesca, che investe anche le loro angosce. Dopo un primo, felice romanzo breve, Addio, Columbus (1959), e i meno incisivi Lasciarsi andare (1962) e Quando Lucy era buona (1967), Roth ha ottenuto la celebrità con Lamento di Portnoy (1969).Dopo Il grande romanzo americano (1973, riedito in Italia da Einaudi nel...

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