Quasi perfetto

Il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman ha definito quella contemporanea una "Società liquida". Bauman sosteneva che la vita dell'uomo moderno nelle sue varie accezioni: amore, affetti e relazioni, risulta precaria, instabile e senza punti di riferimento. Credo che l'autrice abbia costruito questa storia con l'intento di descrivere uno spaccato della società attuale laddove i personaggi coinvolti sono inesorabilmente racchiusi nella cornice definita da Bauman. I profili dei personaggi sono abilmente tracciati facendoli sembrare diversi gli uni dagli altri ma in fondo tutti si abbandonano alla corrente della società liquida. La narrazione sembra voler descrivere un giallo ma è con il finale che si scoprono le intenzioni dell'autrice che, come si fa con un gioco di prestigio, ci sbatte in faccia un dramma(?) che va al di là della storia ricordandoci la realtà quotidiana di cui siamo interpreti, però, perfetti.

E poi c’è lui. Quel libro che vorresti non finisse mai. Quel noir che ti si attacca addosso. Vorresti conoscerli i personaggi, parlarci, sapere di loro. Entri nelle loro vite, nei loro sogni, desideri. Prendi parte, ti verrebbe di chiamare un’amica e chiederle: ma hai saputo di catchlove? Hai da fare, ma rimandi perché lo devi finire. E quando arrivi a quel punto, dopo che ti sei immaginato le loro movenze, il loro modo di osservare, di portare gli abiti, i capelli e il loro modo di parlare, pensi solo a quello che verrà dopo. Perché lo speri che ci sia un sequel e che tu possa vederlo sullo schermo, con quei certi attori che sai sarebbero perfetti per raccontarti le vite e gli intrecci di “quasi perfetto”. “Quasi” solo perché finisce. Grazie Alessandra per il tuo modo di sentire la realtà e per portarci nella tua immaginazione, che compie la missione che qualsiasi libro dovrebbe avere: mettere voglia di continuare a leggere.

E poi c’è lui. Quel libro che vorresti non finisse mai. Quel noir che ti si attacca addosso. Vorresti conoscerli i personaggi, parlarci, sapere di loro. Entri nelle loro vite, nei loro sogni, desideri. Prendi parte, ti verrebbe di chiamare un’amica e chiederle: ma hai saputo di catchlove? Hai da fare, ma rimandi perché lo devi finire. E quando arrivi a quel punto, dopo che ti sei immaginato le loro movenze, il loro modo di osservare, di portare gli abiti, i capelli e il loro modo di parlare, pensi solo a quello che verrà dopo. Perché lo speri che ci sia un sequel e che tu possa vederlo sullo schermo, con quei certi attori che sai sarebbero perfetti per raccontarti le vite e gli intrecci di “quasi perfetto”. “Quasi” solo perché finisce. Grazie Alessandra per il tuo modo di sentire la realtà e per portarci nella tua immaginazione, che compie la missione che qualsiasi libro dovrebbe avere: mettere voglia di continuare a leggere.