Una storia che ti prende dalle prime pagine e ti conduce alla fine con piacere, è quanto di meglio si possa chiedere a un libro. La storia, che forse è Storia davvero, è quella di un ragazzo siciliano che, dopo mille avventure e peripezie, diventa il sovrano del Madagascar, a botta di chiacchiere stordenti e di sagacia levantina. Un romanzo di formazione, un romanzo picaresco, una storia di pirati, una storia di viaggi, con molta ironia, una spruzzatina di perfidia, un'oncia di dramma e quel tanto di storia d'amore: questo è il cocktail riuscitissimo che l'Autore ha saputo miscelare. Soprattutto, c'è una storia: all'Autore interessa divertire il lettore, non guardarsi l'ombelico con pipponi pseudofilosofeggianti, la sua è una prosa veloce ed efficace. A voler trovare dei paralleli, c'ho visto un po' di Salgari, un po' del Tartarino di Tarascona di Daudet e certi juvenilia di Heinlein. Una lettura piacevole che consiglio incondizionatamente. Adattissimo anche per lettori molto giovani.
Il re bianco del Madagascar
Un antico manoscritto viene ritrovato nel caveau della Banca d'Inghilterra. Si tratta delle memorie di Francesco Claudio Maria Bonetti, avventuriero siciliano tra realtà e leggenda vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento. Personaggio dalle mille identità, scaltro e dotato di una parlantina che stordisce, dopo aver navigato come pirata su due oceani conquista il trono del Madagascar, al termine di una incredibile, eppure storica, catena d'eventi. Dalla Sicilia a Gibilterra, dal Capo di Buona Speranza alla corte di Tananarive, le sue gesta rocambolesche lo portano ad accumulare una fortuna che, si dice, ammonterebbe a 75 milioni di sterline. Una favolosa eredità che i discendenti del "re bianco", oggi sparsi in tutto il mondo, aspettano ancora di riscuotere.
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Anno edizione:2013
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Michele Piccolino 26 marzo 2016
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L'incipit di questo romanzo non è dei più originali. Un manoscritto ritrovato dopo secoli: da Manzoni a oggi sembra che per gli scrittori di romanzi storici sia obbligatorio come l'IMU sulla seconda casa. Poi però la vicenda decolla, grazie soprattutto a un protagonista tratteggiato in maniera folgorante: Francesco Bonetti, il presunto re bianco del Madagascar, un minuscolo (di statura) gigante nell'arte di sopravvivere e farsi strada, in un'epoca - tra il 1700 e il 1800 - sanguinosa e senza pietà, con stratagemmi fantasiosi e rutilanti cialtronerie. Più che "Un americano alla corte di re Artù" - romanzo di Twain cui l'autore dice di essersi ispirato - la figura di questo Bonetti mi ha fatto venire in mente il Dustin Hoffman di "Il piccolo grande uomo", soprattutto perché il romanzo è narrato in prima persona nella forma di memorie, riportando dall'infanzia siciliana alla senescenza indiana le infinite (dis)avventure del protagonista. Sono notevolissimi anche i comprimari. Dalla deliziosa "strega malgascia" Lalanì al re merina dal nome impronunciabile (8 sillabe!), dal tenebroso Aoua a – soprattutto – la crudelissima Ranavalona, una figura shakespeariana di antagonista così potente e "di spessore" che sono corso a cercarne riscontri su wikipedia. Scoprendo, guarda un po', che fu davvero regina di Tananarive nel diciannovesimo secolo, e che commise effettivamente le spietatezze (da brividi!) narrate nel romanzo. Sono tutti personaggi che bucano le pagine. Che già da soli fanno sì che valga la pena leggerlo, questo "Re bianco del Madagascar".
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