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PREFAZIONE “L’Africa non è solamente un continente. L’Africa è un Mondo...” Con queste parole l’autore dell’Opera inizia la Conclusione, fornendo al lettore anche una chiara chiave di lettura di questo affascinante libro-documento. Pagina dopo pagina, in realtà, chi legge si rende perfettamente conto che quello qui descritto è quasi un mondo a parte, parallelo rispetto al nostro Occidente; è la realtà dove ancora esistono Spazio e Tempo così come devono esistere, senza che il caos e il cemento delle ben note metropoli intacchi le sconfinate distese di verde o comprima le ore fino a farle sparire sotto una coltre di impegni di ogni sorta. In Africa il tempo scorre diversamente ed è anche per questo, forse, che chi vi trascorre un certo periodo poi fatica a distaccarsene: è il famoso Mal d’Africa, quella strana nostalgia che attanaglia il cuore di chi vi ha vissuto e se n’è dovuto andare, quello struggente desiderio di ritornarvi il più presto possibile. L’autore di quest’Opera sperimenta proprio questo e lo descrive in maniera molto lucida e diretta. Recatosi da giovane in Algeria per lavoro, lì incontra quella che diventerà poi sua moglie. Tornato in Italia continua in qualche modo a sentire il richiamo di quella terra, ci torna in vacanza nonostante vari impedimenti, sembra quasi non possa starne lontano, sebbene più volte questo desiderio appaia giustificato da motivi di lavoro. Chi scrive sa di dover mantenere una famiglia ed è per amore e senso del dovere che si avventura, anni dopo l’esperienza in Algeria, in Guinea, col concreto rischio di contrarre la terribile febbre gialla, ma dalle belle descrizioni di quella terra, dai ritratti della gente del posto, traspare anche un indiscusso legame con quei luoghi, un legame atavico, forte, capace di scuotere un’intera esistenza nelle sue fondamenta. Il confronto tra un italiano e chi abita nell’Africa della savana e dei villaggi non può che generare una miriade di considerazioni sulle differenti modalità di vita; quest’Opera riporta moltissimi episodi significativi, capaci di rivelare al lettore il vero e affascinante volto di questo luogo quasi sconosciuta, capace di entrare nel cuore di chi era solo di passaggio. La malattia descritta in apertura non impedisce all’autore/protagonista di rimettere piede nelle calde terre africane; nonostante la paura non c’è ombra di pentimento in questo scritto: quei luoghi sono vissuti pienamente, col corpo e con lo spirito, e la testimonianza di quelle indelebili sensazioni si trova tutta racchiusa in queste pagine
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