Due sono i motivi per cui questo libro é interessante: l' epoca ossia gli anni del fascismo, e soprattutto l' ambientazione: una Sardegna semisconosciuta ai più, povera e molto ma molto fuori mano. Dove si incontrano, e si scontrano, gli autoctoni sardi, poveri ma non straccioni, e gli immigrati veneti di una cooperativa impiantata dal fascismo, altrettanto poveri e dignitosi, che durano fatica a intendersi pur essendo tutti allenati al duro lavoro. Potrebbe dare inizio a più intensi rapporti tra le due fasce di popolazioni, una coppietta - lui sardo lei veneta - che pur essendo disapprovata da entrambe le famiglie non intende rinunciare all' amore - se non fosse che entrambi i giovani vengono ritrovati assassinati. Il dirigente fascista del luogo la fa facile, sono stati i familiari dell' uno o dell' altra e non c' é niente da scoprire se non quale dei due padri ha colpito, ma il giovane e zelante parroco, che é veneto, sente, a naso, che non é così. E comincia a indagare, con l' appoggio dei carabinieri e della moglie,dapprima vogliosa poi sincera, del fascistissimo dirigente. Che il marcio stia in alto é abbastanza scontato ma l' importante é che venga fuori malgrado le direttive del regime. E pazienza se il bel giovane parroco ci rimetterà l ' innocenza... Scritto bene, scorrevole, quasi quasi verrebbe voglia di un secondo delitto, pardon di un secondo episodio.
Il sangue nero di Mussolinia
La vicenda si concentra in una settimana di fine estate 1931 in una landa di recente bonifica della Sardegna, dove sorge la città nuova di Mussolinia (oggi Arborea di Sardegna), abitata da famiglie poverissime e numerose, per lo più venete, trapiantate per lavorare la terra dalla Società Bonifiche Sarde, con il benestare del regime fascista. Un lunedì mattina, tra polvere e fichi d'india, vengono trovati, morti ammazzati, due ragazzini: lei è veneta, lui è un pastore sardo di Terralba. Immediatamente il giovane parroco salesiano di Mussolinia, don Massimo, veneziano d'origine, è coinvolto nelle indagini. Sulla scena si fanno avanti innumerevoli personaggi. Tutti, chi per un motivo chi per un altro, ostacolano il sacerdote che, con l'aiuto del maresciallo dei carabinieri e del medico, vuole scoprire che cosa è accaduto. A complicare la situazione, arriva da Roma donna Erminia, moglie del presidente della Società Bonifiche Sarde, Manlio Dolce: ricca, viziata, spudorata, vede nel giovane sacerdote un balocco erotico, come i tanti amanti che ha avuto; un uomo da possedere a ogni costo, per il gusto di avere per sé qualcosa di vietato. Invece, seguendo il parroco nelle indagini, con lo scopo non tanto nascosto di circuirlo, a poco a poco qualcosa muta nel suo atteggiamento e sarà proprio lei la chiave di volta dell'intera vicenda. Tra colpi di scena, improbabili colpevoli e segreti inconfessabili, grava la presenza oppressiva di una città, Mussolinia, a cui, per contratto, si deve ubbidienza, sudore della fronte e soprattutto una moralità ineccepibile. Mussolinia è una colonia di lavoro: non c'è spazio per l'amore o la passione; la città il cui nome è stato cancellato nel 1944 per decreto regio dai documenti, dalle mappe, dai libri, dalla storia e dalla memoria è la vera protagonista del giallo.
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Anno edizione:2018
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Maria Teresa Tafuri 12 maggio 2019
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