Non si può negarlo: quest'edizione della Storia di Genji, pubblicata nel 2012, non costa poco. Tuttavia, dato quello che offre, non si può parlare di prezzo eccessivo. Ma veniamo al libro, curato da Teresa Orsi. L'autrice (sì, femmina) coglie perfettamente, da quel recinto sigillato che era l'aristocrazia giapponese la musica; la sorte, positiva e negativa; la leggiadria; l'aura malinconica di un mondo affascinante quanto chiuso. Ben apprezzata per la sua fama di donna colta e amante della letteratura, Murasaki Shikibu, che è anche discendente di un ramo secondario della potente famiglia Fujiwara, scrisse la storia Genji nei primi anni del millennio scorso. Consiglio di lasciarsi travolgere di questo libro, staccandosi completamente dal mondo: ancora meglio se lo leggete in giardino. Fidatevi, è un investimento.
La storia di Genji
"Il 'Genji monogatari' viene spesso indicato come il primo esempio di romanzo psicologico. Se simili attribuzioni suonano sempre alquanto arbitrarie, leggendolo non si può evitare di avvertire quanto si proceda in profondità nello scandagliare l'animo umano e come il quadro che ne deriva sembri spesso in sintonia con il modo di sentire di oggi. Da questo punto di vista, esso merita a buon diritto il titolo di classico della letteratura universale, sebbene solo di recente, in pratica poco più di cento anni, sia entrato nell'orizzonte culturale occidentale e abbia preso a influenzarlo. La sua modernità risiede nella precisa volontà dell'autrice di non limitarsi a presentare intrecci tali da attirare l'attenzione e distrarre dalle pene quotidiane, ma anche di trasmettere sensazioni e sentimenti nella convinzione che altri possano e debbano condividerli. (...) Da questo punto di vista il collegamento con i grandi romanzi occidentali appare inevitabile, ma ogni forma di confronto, classificazione e competizione si rivela alla fine incongrua. Si può dire che Murasaki Shikibu ricorda nelle sue introspezioni Proust o che il 'Genji monogatari' sta al mondo cortese dell'anno Mille come 'Madame Bovary' sta al mondo borghese dell'Ottocento. Ma il 'Genji monogatari' non può non essere letto, analizzato, se possibile apprezzato, come un'opera profondamente, organicamente medievale. (...)." (dall'introduzione di Maria Teresa Orsi)
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Anno edizione:2012
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