La voce del deserto

La protagonista, Dvora, nata in Austria, cerca in Israele, a Gerusalemme in particolare, ma non solo più che le sue origini , la sua identità. Molte famiglie europee di origine ebraica avevano cercato di occultare o di negare la loro identità per ben ovvi motivi ma spesso questa origine ritorna con urgenza a farsi sentire. Ma non è tanto questa ricerca che colpisce nel romanzo e neanche la spy story, nella quale la protagonista si trova implicata, quanto la descrizione suggestiva ed in un certo senso ipnotica di Gerusalemme, questa città dalle mille vie, dai mille volti, dai mille profumi. E allora ti perdi come Dvora, la protagonista, nelle strade della città vecchia tra il quartiere ebreo, quello armeno, quello arabo in mezzo ai monumenti più significativi delle comunità, moschee, sinagoghe,basiliche e i luoghi più sacri della religione cristiana tra i profumi di rosmarino, acacie, ginestre. I numerosi personaggi sono mirabilmente tratteggiati ma su tutti incombe un clima di inquietudine e di apprensione latente e sempre pronto ad esplodere e a compromettere il fragile equilibrio esistente tra le varie comunità. Anche la ricerca di Dvora è caotica e un po’ inconcludente.