"Propr. Saturnino M., attore e regista italiano. Dopo la laurea in giurisprudenza, frequenta l'Accademia di arte drammatica e esordisce già nel dopoguerra con un piccolissimo ruolo in Torna a Napoli (1949) di D. Gambino, trascinando poi per una decina d'anni e una ventina abbondante di pellicole una macchietta di popolano dalla buffa parlata romanesca che, se da un lato gli fa guadagnare le immediate simpatie del pubblico, dall'altro gli impedisce di mettere a frutto altre sue doti meno evidenti (per es. Guardia, ladro e cameriera, 1958, di Steno, e l'improbabile gondoliere veneziano in competizione amorosa con A. Sordi in Venezia, la luna e tu, 1958, di D. Risi). Col tempo, almeno a partire da L'impiegato (1959) di G. Puccini, gli riesce di arricchire di una vena di malinconica timidezza i suoi eroi, piccoli uomini che sono costretti a ritirarsi in buon ordine di fronte alle sfide della vita, lontani dalla spavalda sbruffoneria di un Gassman o dall'esuberante opportunismo di un Sordi: è il caso dell'impacciato assicuratore scambiato per un ispettore fascista nella satira Anni ruggenti (1962) di L. Zampa, del mite impiegato che non riesce a dichiararsi alla collega della quale è innamorato in Una giornata decisiva, episodio diretto da D. Risi in I complessi (1965), e soprattutto del boia contro voglia nell'acre La ballata del boia (1963) di L.G. Berlanga. Molto attivo nella migliore stagione della commedia all'italiana, soprattutto nella formula a episodi (eccellente per varietà la sua galleria di personaggi in Vedo nudo, 1969, di D. Risi), interpreta anche piccoli profittatori – comunque riscattati da una luce di comprensiva ironia (come in La parmigiana, 1963, e in Io la conoscevo bene, 1965, entrambi di A. Pietrangeli) – ma il registro che gli è più congeniale è quello di una surreale svagatezza che lo rende spesso vittima delle circostanze (il barbiere innamorato di Straziami, ma di baci saziami, 1968, di D. Risi; il fuggiasco di Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?, 1968, di E. Scola; l'infermiere idealista di C'eravamo tanto amati, 1974, di E. Scola). Nel 1971 dirige il suo primo lungometraggio (dopo L'avventura di un soldato, episodio di L'amore difficile, 1962, insieme a A. Bonucci, L. Lucignani, S. Sollima), Per grazia ricevuta, abile nel trattare con leggera ironia temi religiosi potenzialmente urticanti. Mentre comincia, in compagnia del regista L. Magni, una lunga galleria di personaggi in costume dai modi spicci e popolareschi (dal ciabattino anticlericale di Nell'anno del Signore, 1969, al prelato di In nome del Papa Re, 1977, fino al Ponzio Pilato di Secondo Ponzio Pilato, 1988), a partire dall'emigrante di Pane e cioccolata (1973) di F. Brusati cede sempre più spesso alla tentazione del grottesco, interpretando figure dall'istinto vorace, di poca o nessuna cultura ma dall'ingegno di primitiva efficacia, anche oltre i limiti dell'osceno (il ripugnante capofamiglia di Brutti, sporchi e cattivi, 1976, di E. Scola, pellicola premiata per la regia a Cannes); e neppure si spaventa dei ruoli ambigui (il fotografo accusato di essere un omicida di bambine in Girolimoni il mostro di Roma, 1972, D. Damiani), addirittura sgradevoli (l'uomo qualunque con fisime da pistolero in Il giocattolo, 1979, di G. Montaldo). Dopo la terza regia, il salace Nudo di donna (1981), M. riduce la sua attività cinematografica (spesso recitando in piccoli ruoli, come il paterno maresciallo di Il tenente dei carabinieri, 1986, di M. Ponzi), intensificando, invece, quella di presentatore e attore in televisione, dove è attivo dagli anni '60, e quella di testimonial pubblicitario. Negli anni '90, qualche ruolo di simpatico vegliardo (come in Colpo di luna, 1995, di A. Simone) non aggiunge molto alla sua carriera. (rm)"