Charles Robert Darwin, naturalista inglese, quinto di sei figli, nacque in un’agiata famiglia borghese di Shrewsbury. Nell’ottobre 1825 si iscrisse all’Università di Edimburgo per studiare medicina, pensando di seguire le orme del padre. Nel periodo trascorso ad Edimburgo studiò gli invertebrati marini sotto la guida di Robert Grant, uno dei primi naturalisti convinti della realtà della trasformazione delle specie. Darwin capì ben presto di non essere adatto agli studi di medicina e quindi suo padre ritenne che la carriera ecclesiastica fosse una buona alternativa.
Nel suo studio su "L’origine delle specie per selezione naturale" ("The origin of species by means of natural selection", 1859), punto d’arrivo della polemica sette-ottocentesca fra creazionisti ed evoluzionisti, formulò la teoria dell’evoluzione degli esseri viventi attraverso una «selezione naturale» che favorisce, negli individui, le variazioni utili alla lotta per l’esistenza; variazioni che vengono trasmesse ai discendenti e quindi rafforzate. A quest’opera seguì, fra l’altro, "L’origine dell’uomo" ("The descent of man", 1871), dove Darwin approfondisce la teoria della discendenza dell’uomo e della scimmia da un comune antenato. Intorno al pensiero di Darwin si coagularono le polemiche vittoriane sulla natura metafisica, sociale, fisiologica dell’uomo.
Scrittore non brillante, Darwin ebbe tuttavia un influsso decisivo sulla letteratura del secondo Ottocento, contribuendo fra l’altro all’avvento del naturalismo. Negli scrittori vittoriani, come Th. Hardy, M. Arnold, R. Browning e A. Tennyson, la concezione sostanzialmente pessimistica deriva in gran parte dall’abbandono dell’idea provvidenziale in favore della visione darwiniana.
Da: Enciclopedia della Letteratura Garzanti, 2007