(Caprese nel Casentino 1475 - Roma 1564) artista e poeta italiano. Discepolo di Ghirlandaio e di Bertoldo a Firenze, dal 1490 al 1494 visse alla corte medicea. Nel 1494 si trasferì a Roma chiamatovi dal cardinale Riario: risale a questi anni la statua della Pietà, mentre è del secondo soggiorno romano l’affresco eseguito nella Cappella Sistina (1506-12) per incarico di Giulio II. Dopo il 1515 tornò a Firenze dove, tra il 1521 e il 1527, lavorò alle tombe medicee e, dopo la cacciata dei Medici, attese alle opere di fortificazione della città. Nel 1532, dopo una crisi religiosa in cui si percepisce ancora la forte suggestione di G. Savonarola, tornò, per non più allontanarsene, alla corte pontificia: Paolo III lo incaricò di affrescare la parete di fondo della Sistina col Giudizio universale (1534-42) e lo nominò pittore, scultore e architetto di palazzo; dal 1547 lavorò alla fabbrica di San Pietro, per la quale progettò la cupola.Dell’attività letteraria di B. testimoniano le Rime, che, raccolte e sistemate inizialmente da Luigi del Riccio e Donato Giannotti, furono pubblicate a Firenze solo nel 1623 a cura del nipote Michelangelo Buonarroti il Giovane. Le prime prove risalgono al 1502-03 e mostrano una precisa dipendenza dal Dante delle rime petrose, da Petrarca e dai poeti del tardo Quattrocento (Lorenzo il Magnifico, Pulci, i burleschi). Fin verso il 1534, B. coltivò la poesia in modo marginale, pur con esiti non di rado intensi e robusti. Successivamente, l’applicazione alla poesia si fece più seria e continua: soprattutto nelle rime per Tommaso Cavalieri e per Vittoria Colonna, profondamente segnate dall’accostamento al platonismo, si registra una maggiore ricerca di rigore formale, spinta talvolta ai limiti del preziosismo e del concettismo. A tali rischi di artificiosità B. si sottrae nella produzione posteriore al 1547, la quale punta su una maggiore essenzialità, su una totale fusione di mondo interiore ed espressione, creando una poesia carica di ansia e di tormento religioso. Documento fondamentale per la conoscenza della personalità michelangiolesca sono anche le Lettere (edite per la prima volta nel 1875), scritte per lo più senza pretese di stile e tuttavia con un linguaggio tormentato e personalissimo.