Lettera aperta - Goliarda Sapienza - copertina
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Letteratura: Italia
Lettera aperta
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Descrizione


Uno scavo interiore che testimonia la bellezza di rinascere dalle proprie ceneri, come la fenice.

Guerresca e pacifica, aggressiva e mite. Cosí è Goliarda Sapienza anche da bambina: una bambina che vive un suo mondo violento, senza nessuna concessione, che piange con lacrime di rabbia, che respira l'aspra bellezza siciliana, che vede i suoi genitori per quello che sono: una madre sindacalista, tenace nel distinguersi da tutte le altre «donnette», un padre siciliano dalla testa ai piedi. E per rimettere ordine tra le bugie dei ricordi, recupera dalla memoria frammenti di sé che a poco a poco si compongono nel percorso di una donna che vuole essere padrona della sua vita e della sua felicità. Innocente, ricco, tenero, delirante, doloroso come solo l'infanzia e l'adolescenza possono essere, Lettera aperta è il prezzo d'amore pagato da chi ha affrontato una realtà incandescente che prima non era in grado di affrontare, lasciandosi cosí alle spalle le «cose brutte che ci sono qua dentro».

Dettagli

Tascabile
24 aprile 2017
XV-182 p., Brossura
9788806230647

Valutazioni e recensioni

  • SoloStorieBelle
    Lettera aperta e quel mondo sventrato

    Lettera Aperta di Goliarda Sapienza non è un romanzo da leggere ma da ri-leggere così come ci ha insegnato Nabokov. Primo dei romanzi della scrittrice-attrice e regista catanese, può essere letto in varie chiavi *Intimistico per il fiume di ricordi e dell'infanzia della scrittrice Romanzo di formazione: vediamo crescere la piccola Iuzza, porre domande, ottenere risposte strambe, appassionarsi e andare via dalla sua città. Un filino distopico: *perdonatemi* ma, chi non conosce la storia della città di Catania tra gli anni '50 e '60, leggendo il romanzo nota che a un tratto tutto viene distrutto e Goliarda, ormai grande, tornata in città, inizia a non riconoscere alcune vie e sa che altre saranno distrutte. È la rappresentazione della distruzione dell'infanzia, la fine dell'adolescenza, il diventare adulti ma... il quartiere di Goliarda, invero, in gran parte non esiste più e le vie che descrive sono state cancellate. Romanzo con temi sociali: il ruolo della donna, la lotta (quella della Madre Maria Giudice) e il via vai di gente nella sua casa che cercano aiuto dal padre, l'avvocato dei poveri. Il divario tra ceti sociali che viene confuso dalla piccola Iuzza. Leggiamo di un mondo lontano (gli anni '30 e '40) personaggi particolari, temi come L'arte, l'amore, la passione, ideali, letteratura, la religione. Ogni personaggio sembra avere un ruolo fondamentale, ma spiccano i suoi genitori e il rapporto di amore e odio. E poi la Civita, nome scelto da Goliarda Sapienza per indicare il quartiere distrutto di San Berillo, con i suoi profumi, le persone, i vicoli, teatri e cinema, bar, sentimenti le contraddizioni.

  • TobiaP
    Imperdibile

    È un vero peccato che Goliarda Sapienza abbia vissuto un ammutinamento come scrittrice e il suo talento sia stato scoperto e apprezzato prima all’estero e poi in Italia. L’autrice de L’arte della gioia in questo prima opera Lettera aperta, con il suo stile diretto, corale e antico ci fa dono di uno spioncino sul suo mondo che è anche il nostro. La crescita e la formazione di una bambina, poi donna, che attraverso i suoi occhi incantati, ma vispi, ci accompagna tra le vie di una Sicilia in pieno regime fascista. Spezzata in due da un padre avvocato fedele al prototipo di uomo del sud e da una madre sindacalista alla quale Goliarda dedicherà le ultime pagine di questa lettera scritta per se stessa, per noi e perché in fondo il disordine dei ricordi va riassettato ogni tanto, non fosse altro che per recuperare la memoria.

  • GianMarco01
    Complicato

    Libro di grande spessore, la cui natura rende difficile la lettura, ma è capace di aprire uno squarcio su una realtà difficile

Conosci l'autore

Foto di Goliarda Sapienza

Goliarda Sapienza

1924, Catania

Goliarda Sapienza nacque a Catania da famiglia socialista rivoluzionaria. A partire dai sedici anni visse a Roma, dove studiò all'Accademia di Arte Drammatica. Negli anni Cinquanta e Sessanta recitò come attrice di teatro e di cinema lavorando, tra gli altri, con Luchino Visconti (in Senso), Alessandro Blasetti e Citto Maselli. Al suo primo romanzo, Lettera aperta (1967), seguirono Il filo di mezzogiorno (1969), L'Università di Rebibbia (1983), Le certezze del dubbio (1987) e, postumi, L'arte della gioia (Stampa Alternativa 1998 e Einaudi 2008 e 2009), Il destino coatto (2002), Io, Jean Gabin (2010), Il vizio di parlare a me stessa (2011), La mia parte di gioia (2013), la raccolta poetica Ancestrale (2013), Elogio del bar (2014), Tre pièces (2014) e il romanzo...

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