Lo spunto - ripercorrere gli anni parigini di Calvino - è particolare e interessante, sia dal punto di vista strettamente biografico e personale che da quello della storia editoriale e lato sensu culturale del nostro Paese (uno dei maggiori intellettuali dell'epoca che a un certo punto, conosciuta la "donna della sua vita", saluta tutti e se ne va; ma poi torna). Il risultato della ricerca è apprezzabile come inizio per ulteriori approfondimenti: a parte l'esperienza con l'Oulipo (Queneau, Perec ecc.), altri aspetti, dimensioni, coinvolgimenti, incontri, in quella Parigi che all'epoca era ancora la capitale culturale dell'Occidente, potrebbero essere ulteriormente arricchiti. Non viene risparmiata qualche notazione agiografica ("a volte nel pomeriggio, prima di tornare a prendere la figlia all'uscita da scuola, va al cinema con la moglie oppure a visitare qualche mostra"), che può destare imbarazzo al lettore.
Lo scoiattolo sulla Senna. L'avventura di Calvino a Parigi
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Tra il 1967 e il 1985, Italo Calvino si rifugia a Parigi, luogo di esilio e di creazione letteraria. È la stagione del Maggio francese e di Sartre, poi di Queneau, Perec e di Barthes. È l’ultima grande stagione culturale europea, quando Parigi era la capitale mondiale del pensiero e dell’arte. Nel centenario della nascita dell’autore del barone rampante, il racconto di tredici
anni essenziali eppure poco conosciuti.
Italo Calvino visse a Parigi per tredici anni, dal 1967 al 1980. Fu un periodo per lui fondamentale sul piano personale e su quello letterario. La conoscenza approfondita della cultura francese di quegli anni (Parigi era la capitale della Nouvelle vague, degli intellettuali engagés, dello strutturalismo, della psicoanalisi), e in particolare gli stretti legami con il gruppo dell’Oulipo (di cui facevano parte Raymond Queneau e Georges Perec) e con Roland Barthes, hanno impresso una svolta fondamentale al suo lavoro e alla sua visione della letteratura. In quegli anni nascono "Le città invisibili", "Il castello dei destini incrociati" e "Se una notte d’inverno un viaggiatore", romanzi molto innovativi, che suscitarono non poche discussioni sull’evoluzione “francese” dello scrittore. Per Calvino Parigi era al contempo un rifugio, un luogo d’esilio e di creazione letteraria, come si legge nel suo "Eremita a Parigi". Per certi versi, la capitale francese diventa anche una fonte d’ispirazione. E non a caso se ne ritrovano le tracce in alcune delle sue opere, ad esempio nei racconti di "Palomar". Fabio Gambaro si concentra su questo periodo della biografia di Calvino, per far luce su un’esperienza essenziale ma ancora poco conosciuta dell’autore del "Barone rampante". Senza dimenticare che gli anni parigini di Calvino evocano il mondo culturale parigino, quando ancora la Ville Lumière era la capitale mondiale della cultura. In questa prospettiva lo sguardo dello scrittore italiano sulla città e sulla sua cultura risulta ancora oggi acuto e stimolante.
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Anno edizione:2023
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Mario V 02 aprile 2025Lo scoiattolo sulla Senna
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