Nonostante una recente difficoltà nel terminare la lettura "Tropico del Cancro" di Miller, incuriosito dalla trattazione di uno dei miei scrittori preferiti ho acquistato questo piccolo libro. Per chi come me ha una passione per il grande scrittore Giapponese, adorerà ogni pagina di questo scritto e concorderà su tutta la disamina e l'ammirazione profusa dallo scrittore.
Riflessioni sulla morte di Mishima
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Nel novembre del 1970 Yukio Mishima, dopo aver occupato gli uffici del generale Mashita e aver pronunciato un duro discorso contro la costituzione pacifista giapponese del 1947 davanti a un migliaio di soldati, si suicida. Si toglie la vita tramite il seppuku, il suicidio rituale dell'antica tradizione dei samurai. Una morte sconvolgente, preparata con meticolosità e infine celebrata come un rituale spettacolarmente tragico. Di questo martirio, in cui un'etica eroica da antico samurai convive singolarmente con un estetismo quasi dandy, Miller evita di dare un giudizio. Ma al contempo l'attrazione che sente per la figura di Mishima è profonda. Gioventù, bellezza e morte sono i temi che lo scrittore americano rintraccia nel suo omologo giapponese. Di Mishima, Miller ammirava il coraggio, lo stoicismo, la genialità e il sogno vano di restaurare la virtù e la spiritualità proprie della tradizione giapponese. "Mishima fu un patriota nel senso più autentico del termine. Amava la sua terra al punto di esser pronto a sacrificare ogni cosa per salvarla." Anche la vita.
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Autore:
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Anno edizione:2016
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Formato:Tascabile
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ADV-83 24 gennaio 2024Una disamina perfetta
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In questo breve libricino, Henry Miller s'interroga sugli aspetti che hanno portato Mishima alla decisione di commettere l'hara kiri. In queste pagine, analizza scrupolosamente gli intrecci che legano la società giapponese, con la sua tradizione millenaria, al tentativo di avvicinamento al progresso occidentale, nonostante le forti resistenze interne. In un passaggio, l'autore c'invita a rovesciare il punto di vista comune: il suicidio di Mishima è un inno alla vita, amata a tal punto da richiedere un paradossale autoannullamento per potersi compiere. Dalle ceneri dello scrittore giapponese, Miller coglie lo spunto per invitarci alla vita, a godere di essa e a non prenderla maledettamente sul serio, perché siamo noi stessi gli attori ed i registi di questa tragicommedia.
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