L’amore che ho provato per questa storia è cresciuto man mano che andavo avanti con la lettura del libro finché, giunto alle sue ultime pagine, con le lacrime agli occhi, non volevo più abbandonare Liesel e gli altri personaggi del romanzo. È un racconto dolce che scalda il cuore, nonostante sia ambientato negli anni più difficili e terribili della storia mondiale. E sebbene l’autore non ci risparmi nulla degli orrori e delle tragedie di quel periodo, tutto ciò che mi rimane di questa storia sono i valori positivi e le buone azioni dei protagonisti: c’è l’amore di una famiglia e dei genitori adottivi per una bambina (anche se nascosto dietro al carattere rude di Mamma Rosa); c’è il senso di umanità e compassione nell’aiutare una persona in difficoltà come Max, ebreo in fuga che chiede ospitalità a papà Hans il quale non può e non vuole negarglielo per il rispetto della parola data anni prima ad un amico; c’è l’affetto quasi fraterno che Liesel sviluppa per Max e c’è l’aiuto che quest'ultimo le darà perché lei si accorga del potenziale che c’è in lei; c’è l’amicizia tra Liesel e Rudy, dolce e candida in tenera età ma che col tempo potrebbe trasformarsi in qualcosa di più; infine, c’è l’importanza delle parole e dei libri, del potere che hanno e di quanto, davvero, possono salvare la vita di una persona. Sempre.
