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Una coppia di americani bellissimi in crisi nera, con un passato di successi letterari e feste mondane e un presente di alcolismo e depressione. Impossibile non vedere dietro i personaggi interpretati da Brad Pitt e Angelina Jolie Pitt (per la prima volta accreditata col doppio cognome) i fantasmi di Scott e Zelda Fitzgerald, e impossibile non sentire, nella prima parte del film che è anche la più riuscita, l'eco di dialoghi alla Hemingway, direttamente dalla stagione del "Giardino dell'Eden", che narrava appunto del periodo speso tra Costa Azzurra e Spagna da uno scrittore statunitense e dalla moglie. Nella claustrofobia abitudinaria della baia di pescatori, chiusi dentro un paesaggio di bellezza vertiginosa, tentato costantemente dal richiamo suicida delle onde del mare, l'ex ballerina e lo scrittore prosciugato fermano il tempo e affrontano la crisi della maturità e della loro relazione passeggiando avanti e indietro nel recinto di uno spazio senza uscita, rimandando il confronto fino a quando non finiscono entrambi, letteralmente, contro il muro. L'ambientazione anni Settanta, l'eleganza degli abiti, dei luoghi e delle inquadrature vengono gestite dalla regista con grande controllo: pittoresca nel senso etimologico del termine, l'estetica del film non è mai kitsch. L'esagerazione sta altrove, nella maniera in cui viene risolta la vicenda psicologica della protagonista: anticipata da alcuni flashback fuori tono, trattata come un trauma definitivo, la rivelazione - tirata oltre misura - non regge il peso della preparazione e affloscia il prefinale in un crescendo melodrammatico caricato e superfluo. Meglio sarebbe stato, forse, contemplare un male oscuro senza una spiegazione a tutti i costi, come il debutto del racconto lasciava immaginare, ma il pragmatismo americano non lo permette, e, in fondo, il finalissimo non sbaglia.
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