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Una bomba chiusa in una ascensore..pronta ad esplodere, tre personaggi nella stessa ascensore..il finto uomo delle pulizie(Giampiero Morelli) colui che l'ha portata, l'imbranato impiegato(Giuseppe Soleri)mieloso e accondiscendente e lei la segretaria del direttore(Elisabetta Rocchetti)donna affascinante quanto dannata. Il film, un thriller rocambolesco, racconta nell'arco di 1 ora e mezza, il timer della bommba, le vicessitudini di una banda di malviventi capitanata dal bravo e glorioso Massimo Ghini nella parte di Matteo Mancini, suo fratello Marco Mancini interpretato dal bravo Giampaolo Morelli e Luca Pittana interpretato da un esilarante e inaspettato Enrico Silvestrini, il vice capo della banda, che sarà la causa di tutti gli intrecci del film e infine l'altro malvivente il "ciccione" e simpatico Antonio Luorio. Un film molto bello da vedere che ti tiene incollato alla poltrona diretto dai bravissimi fratelli Manetti che con una ottima fotografia e una piacevole regia hanno insegnato come ottenere un film di ottima qualità spendendo davvero poco(circa 65 mila euro)..insomma un film da non perdere!
Un film autoprodotto, a basso costo, con due registi provenienti dal videoclip che mettono quel po' di arte che hanno per raccontare una storia - non lo si può negare- originale. Tarantino durante il 60° Festival di Cannes ha detto: "i film italiani che ho visto negli ultimi tre anni sembrano tutte uguali: non fanno che parlare di ragazzo che cresce, ragazza che cresce, coppia in crisi, genitori, vacanze per minorati mentali", definendo il cinema italiano "deprimente e monotono". Anche Quentin se ne è reso conto... Ed ecco che allora i Manetti Bros portano un aria, non dico di grande cinema, ma sicuramente di originalità; si potrebbe mostare questo film al regista di Kill Bill, sicuramente apprezzerebbe. Lo amerebbe forse anche per il ritmo incalzante e, appunto, quasi da videoclip, che regala allo spettatore una piacevolissima visione del film; un film che certo non si basa su forti dialoghi, ma che racconta quello che deve raccontare con un originalità strutturale molto evidente; a disprezzo della ostenta linearità e fasullità dei film italiani di oggi, i Manetti Bros sovvertono le regole del racconto, certo non radicalmente, ma buttando giù un po' di flashback ad incastro che interrompono qua e là la grande tensione che cresce dentro all'ascensore e permettono con abilità di costruire una storia che praticamente si svolge in tempo reale. Un abilità strutturale quindi che si abbina ad una forte abilità registica, visibile fin dai titoli di testa e alla quale si aggiunge un sapientissimo e godibile uso della musica, che rende ancor più piacevole e ipnotico il film. Nessuno grida al capolavoro, ma è sicuramente un film che bisognerebbe vedere, per rendersi conto che qualcosa di diverso nel desolante panorama del cinema italiano, c'è. La Tre probabilmente coproduce il film (troppi i riferimenti a tale compagnia telefonica con adirittura una videochiamata finale) ma non penso che si possa attaccare un film per questo; i due registi forse sono riuscita a sfruttare sapientemente l'occasione, visto che per far cinema servono pure soldi, e da qualche parte toccherà pur prenderli, altrimenti rischiamo di perderci questi piccoli gioiellini. Il finale a leggero colpo di scena è più futile che utile, ma serve comunque a "stupire" lo spettatore come fino a poco tempo innanzi era stato fatto, regalandoci la geniale idea di chiudere tre persone con una bomba dentro un ascensore. Abbastanza inutile anche la chiamata finale alla nipote, come lo stesso personaggio, ma non tutto può essere perfetto in un film che riesce a girare comunque bene. E, infine, una elogio particolare agli attori che dimostrano come per fare un film non serve necessariamente un Tom Cruise o un George Clooney ma che piccoli attori (magari di strada, come faceva il caro Pasolini) sanno rendere molto di più di attori professionisiti. Intenso e contenuto Giampaolo Morelli; Enrico Silvestrin che si impegna e non poco con buoni risultati, basti guardare il dialogo con Massimo Ghini; Elisabetta Rocchetti, attrice un po' defilata nel cinema italiano, ma a cui ci si affeziona, soprattutto dopo aver visto la sua bella interpretazione ne "L'Imbalsamatore" di Garrone (ma si lascia anche andare al commerciale, come ne "Il ritorno del monnezza"); e infine il cammeo del sempre caro Mastandrea, che è sempre un piacere vedere.
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