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Una delle colonne portanti della pop culture, un trattato di sociologia moderna che, attraverso la tematica della dipendenza di eroina, analizza la condizione sociale della Scozia negli anni '90, la psicologia e il tormento dei suoi grotteschi ed originali personaggi, e il rapporto tra essi in un contesto di disagio esistenziale. Questo è Trainspotting (1996) di Danny Boyle, trasposizione cinematografica dell'omonimo libro di Irvine Welsh, un classico senza tempo e una delle pellicole più amate della storia del cinema. Scene memorabili che influenzano ancora oggi le contamporanee produzioni audiovisive, una colonna sonora entrata di diritto nell'immaginario collettivo, grazie alle canzoni di Iggy Pop, Blur, Underworld e Lou Reed, la fenomenale regia di Danny Boyle e un montaggio serrato che scandisce il ritmo ossessivo del film, hanno reso l'opera un capolavoro che ancora oggi, 20 anni dopo dalla sua uscita, risulta ancora avanti nel tempo.
Un film dall’humour nerissimo e che a metà dei ‘90 cercò di parlare a una certa generazione di giovani scozzesi; che narra la vita ai margini di un gruppo di tossicodipendenti, eroinomani e alcolizzati; sì, perché non tutti si fanno, ma tutti sono di certo personaggi di una nicchia che si è volontariamente esclusa dalla normalità: “Il frigo, l’auto nuova, il cibo al microonde, la tv con schermo ultrapiatto e le vacanze nei resort”. Personaggi ai margini con i loro rituali e le loro fobie, per il lavoro, per la ricerca del sesso e la paura di crescere cercando di abbandonare le facili panacee fornite dalla droga. Danny Boyle, alla sua prima pellicola di successo ma nata come un piccolo film artigianale, raggruppò un insieme di nuove promesse del cinema d’oltre manica, le rinchiuse in una serie di riti da ‘onesti tossici’, come ama definirli la voce narrante di Mark Renoton, con i loro rituali di sballo e con i loro tentativi, a volte riusciti a volte no, di disintossicarsi in modo improvvisato, salvo ricadere nei medesimi errori per la paura della grigia normalità. Costringendoli a calarsi nei rispettivi ruoli e al tempo stesso rovinando per venti anni il rapporto di amicizia che lo univa al protagonista, e in seguito super star hollywoodiana: Ewan ‘Renton’ McGregor. Solamente adesso Begbie, Renton, Spud e Sick Boy, con carriere chi più chi meno fortunate, Robert ‘Begbie’ Carlyle su tutti, a parte il già citato McGregor, hanno potuto finalmente tornare assieme sul grande schermo per il naturale sequel, prima letterario e ora cinematografico, di questa prima pellicola passata inizialmente in sordina e che ancora oggi pare sopra le righe ma che come diceva lo stesso Irvine Welsh, autore sia del primo sia del secondo romanzo, e nel primo film presente nel ruolo di uno spacciatore cui fare visita come se ci si recasse presso lo studio di un medico: “Il sequel è stato possibile e per me anche migliore della pur eccellente prima pellicola” e se lo dice lui, c’è quasi da crederci.
Trainspotting è un film del 1996 diretto da Danny Boyle, tratto dal romanzo omonimo di Irvine Welsh del 1993. Trama: il giovane Mark Renton scappa per le strade di Edimburgo, inseguito da due guardie di un grande magazzino. Fuggendo perde oggetti rubati. Mark è uno di quei ragazzi, come ricorda una voce fuori campo, che hanno rifiutato la schiavitù degli oggetti per dedicarsi ad una onesta e sincera tossicodipendenza. Mark non è solo, vive insieme ad un gruppo di amici ai margini della società, Begbie, uno psicopatico violento ed alcoolizzato, Spud, eroinomane, Sick Boy, uno in grado di tenere sotto controllo la propria dipendenza dall'eroina, e Tommy, che fa di tutto per non cedere a sua volta alla droga. Nel gruppo si inseriscono alcune presenze femminili: Lizzy, la ragazza di Tommy, Gail che sta con Spud, Allison, che non ha un rapporto fisso ma è impegnata ad accudire la figlia di poco più di un anno. Come già in altre occasioni, Renton decide di smetterla con l'eroina e Sick Boy lo segue. L'ufficio per il sussidio di disoccupazione chiama lui e Spud ad un colloquio di assunzione, ma i due fanno in modo di rispondere negativamente alle richieste. In crisi di astinenza, Renton incontra Diane, la accompagna a casa e passa la notte con lei. Svegliatosi al mattino, in cucina trova i genitori di lei, che si rende conto essere minorenne. Poi Renton ruba a casa di Tommy un video in cui lui e Lizzy fanno l'amore. Lizzy si arrabbia e molla Tommy che, depresso, chiede un po' di eroina a Renton, che nel frattempo ha preso la decisione di ricominciare. Comincia allora una serie di furti e saccheggi nei negozi. Spud va in galera, Renton, dopo aver passato qualche tempo dai genitori, va a Londra e trova un lavoro in un'agenzia immobiliare. Ma all'arrivo improvviso dei suoi amici manda tutto all'aria. Perso il lavoro, tutti tornano a Edimburgo, anche per partecipare ai funerali di Tommy. Quindi i quattro (Begbie, Renton, Sick Boy e Spud) vanno di nuovo a Londra, dove c'è la possibilità di vendere un grosso quantitativo di eroina ad un ottimo prezzo. L'affare va in porto. Durante la notte, in albergo, Renton toglie la borsa con i soldi a Begbie e scappa insieme a Spud, dopo aver sottratto il passaporto a Sick Boy. Finalmente libero dalla presenza ossessiva dei suoi compagni, Renton si confonde nella folla. E la voce fuori campo informa che d'ora in poi vivrà come tutti, con il lavoro, la famiglia, il televisore e tutto il resto. Film cult degli anni 90 consigliato a tutti.
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