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Da quando è nato, anzi ancor prima da quando è stato concepito, la vita di Arturo Giammarresi è stata strettamente intrecciata a quella della mafia (non a caso la prima parola pronunciata dal piccolo non sarà "mamma" ma proprio "mafia"). Infatti, a partire dagli anni '70 con la strage di viale Lazio fino ai tragici fatti di Capaci e via D'Amelio, la storia di cosa nostra è destinata ad aleggiare più o meno direttamente sull'esistenza del giovane, così come su quella dei palermitani, inizialmente caratterizzati da un atteggiamento omertoso ma in seguito capaci di sviluppare una forte e combattiva coscienza civile. L'adolescenza del giovane Arturo trascorre in maniera apparentemente spensierata come quella di ogni ragazzino, perso tra la prima cotta per una compagna di classe e l'ammirazione sconfinata, fino a raggiungere l'idolatria, per il presidente del consiglio, l'onorevole Andreotti. Ma a Palermo l'amore può costare caro, addirittura la vita, o almeno questo è quello che il piccolo Giammarresi impara dagli ammonimenti elargitigli dagli adulti. Particolarmente significativo è l'incontro con il magistrato Rocco Chinnici, l'unico a conoscere il suo amore segreto per Flora, e anche quello con il capo della Squadra mobile di Palermo, Boris Giuliano, conosciuto casualmente al bar, e che invece lo introdurrà ad un altro tipo di amore, quello per le profumatissime iris di ricotta di cui è ghiotto. Ma al di là della sua ingenuità adolescenziale, che è poi anche quella del capoluogo siciliano, Arturo è dotato di una curiosità sveglia che lo porterà a guardare con acume alla realtà sociale palermitana circostante e a diventare, pur tra varie diffocoltà, un giornalista. L'opera prima di Pif alterna abilmente il tono comico a quello serio, la storia semplice di Arturo ai filmati d'archivio, dando vita ad una pellicola commovente e impegnata, in grado di combattere la mafia ridicolizzandola.
Con questo film Pierfrancesco Diliberto (in arte PIF) riesce a trasmettere tutto il dramma delle stragi mafiose attraverso gli occhi di un bambino, che crescendo in un contesto difficile come qiuello della Sicilia in quegli anni di fuoco e di "guerra" con lo stato, affronta ed esamina la realtà che lo circonda. Film a tratti ironico ed a tratti drammatico, mai banale e mai scontato. Ti fa conoscere i martiri di quel periodo buio e le sensazioni ed i pensieri che può avere un bambini che diventa uomo in quella difficile realtà. Meritatamente premiato.
Un film davvero molto bello e che fa riflettere! Complimenti a PIF!
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