National Gallery

Il documentario è solo la forma che il regista usa per farci avvicinare davvero ad una opera d'arte. Una cornice che sembra accogliere più che racchiudere, e che ci permette di cogliere l'effetto "trompe l'oeil" di ogni opera cinematografica e del rapporto intimo che si instaura tra chi vede e chi concepisce una opera. Del film convincono molte cose: la selezione delle parti più documentaristiche, quelle didattiche legate alla spiegazione del significato delle opere, ma anche la scelta ornamentale di inserire due diverse espressioni artistiche (la poesia e il balletto) a commentare e a far vivere i quadri appena visti. Il film di Wiseman ci consente dunque di guardare con altri occhi quelle opere che in genere apprezziamo appese al muro. Una opera di decontestualizzazione che sembra voler rivivificare il rapporto con il nostro passato. Wiseman sembra lanciare un monito a chi produce arte oggi: il mistero, la bellezza e la tecnica è ciò che davvero rimane nel tempo.