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Una sceneggiatura a quattro mani ispirata dal romanzo thriller Primal Fear, di William Diehl, il quale nel 1996 portò in dote una storia come spesso siamo stati abituati a vederci offerta dal mondo della settima arte. Un legal thriller cupo e ben strutturato senza apparenti colpi d’ala per una sentenza che pare scolpita nella roccia: come può il chierichetto balbuziente Aaron Stampler essere innocente? Martin Vail, avvocato penalista del foro di Chicago è per una volta certo dell’innocenza del suo assistito, dopo che per anni si è professato interessato solo alla sentenza dei giudici e dopo aver impresso alla sua carriera l’aurea di uomo di legge alla quale ha sempre tentato di applicare la massima secondo cui ogni imputato ha diritto alla migliore difesa possibile ed è inizialmente giudicabile solo come un semplice sospettato. Il regista Gregory Hoblit dona alla pellicola un ritmo lento scosso solo da una serie di colpi di scena imprevedibili e inaspettati, a questo aggiunge la prima interpretazione ufficiale di Ed Norton, non reduce da corsi di recitazione e che proprio nel corso di quella stagione arrivò sorprendentemente ad un solo passo dalla statuetta Oscar come miglior attore protagonista. Tutto questo salva dall’anonimato una pellicola nella quale Gere interpreta un avvocato senza particolari sbavature e con un cinismo che è secondo solamente all’efferatezza del crimine per il quale è imputato Aaron. La psicologa Frances McDorman e l’avvocato Laura Linney si accodano a Gere e a un film che facilmente potrebbe essere trasposto anche sulle assi di un palco data la scelta di girare quasi esclusivamente in interni. Pellicola nel complesso imperdibile per ammirare il talento indiscusso di Ed Norton.
Il film che ha lanciato la carriera di Edward Norton e gli e' valso la canditatura all'Oscar come miglior attore non protagonista, non ha in se' una trama molto originale, e' un "classico" thriller con colpo di scena finale anche se appunto Norton paga tutto il film. Da vedere anche per i fan di Richard Gere
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