Il bambino con il pigiama a righe

Favola malinconica sullo sfondo di un allucinante fatto storico, "Il bambino con il pigiama a righe" è un film che, eludendo cliché, effetti speciali, patetismi e scene consolatorie, senza mai esagerare con gli eccessi, emoziona e stupisce nel mostrare a quale livello di barbarie può retrocedere l'uomo, per poi lasciarci sconcertati con un finale che ti uccide dentro. Ma nello stesso tempo non cade nell'errore di criminalizzare un intero popolo, mostrando anche i sentimenti di coloro che si sono opposti, o hanno tentato di opporsi, a tanto orrore. Ciononostante il film non offre nessun appiglio di riconciliazione dell'umanità con il suo passato, ma anzi si sforza di illuminare le giovani generazioni, per far si che la memoria resti viva, sempre. Fino a quando non apparirà chiaro per tutti che continuare a ripercorrere la memoria è necessario per non considerare mai estinto il debito con il nostro passato e la nostra storia.

Diversamente da ciò che il titolo del film potrebbe far pensare, il vero protagonista è Bruno, che nella sua incredibile semplicità di bambino non capisce ciò che sta vivendo: proprio nella sua innocenza sta la sua grandezza. Come sempre, mentre gli adulti si perdono nell'odio e nella distruzione, tracciando confini e barriere che non esistono, sono i piccoli che sanno vedere oltre. E' Bruno appunto il fulcro e l'unico aspetto interessante di tutta la storia. Agli altri personaggi non è dato grande spessore e la trama è sostanzialmente piatta. Mi aspettavo di più da un film del genere. Direi che non è imperdibile ma vale comunque la pena di vederlo, anche per riflettere una volta di più su una delle parti più nere della storia dell'umanità.