L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Tratto dall’omonima commedia scritta da Alessandro Genovesi, prodotta e presentata dal Teatro dell’Elfo di Milano per diverse stagioni, “Happy Family” è un film divertente, in alcuni casi addirittura esilarante, “una commedia che racconta la vita come se fosse un film…oppure un film che racconta la vita come se fosse una commedia”; ma soprattutto è un lavoro innovativo costruito in maniera impeccabile a livello tecnico e interpretativo. Gabriele Salvatores racconta la vicenda di Ezio che, trentottenne benestante appena mollato dalla fidanzata, decide di scrivere una sceneggiatura ma ha non poche difficoltà a trovare una trama adatta per sviluppare la storia dei personaggi che ha in mente. Così si imbatte in una Milano estiva che gli porta ispirazione e consiglio grazie anche ad un piccolo incidente che d’improvviso lo catapulta all’interno della storia che sta cominciando a scrivere: conosce i protagonisti della sua sceneggiatura diventando parte integrante della vita di due famiglie estremamente diverse tra di loro ed unite solo dal fatto che i figli sedicenni hanno deciso di sposarsi. Scopre che nulla può darsi per scontato nonostante convenzioni e catalogazioni ben precise; si rende conto che la saggezza dei genitori può tramutarsi in ricerca di quella felicità smarrita nel corso degli anni, e che anche personalità dissimili possono avvicinarsi grazie a questa esigenza, e di contro si accorge che i figli cresciuti troppo in fretta per desiderio o situazioni familiari possono perdere lo smalto gioioso della giovane età per ricercare responsabilità che gli scuotano l’esistenza; e poi riscopre l’amore…tutto questo sempre seduto alla scrivania a scrivere al computer portatile. Con la colonna sonora delle canzoni di Simon&Garfunkel (unico ricordo lasciato ad Ezio dalla sua ex è il loro greatest hits) le immagini del film scorrono in tre fasi narrative, ben distinte da cartelli introduttivi: “Personaggi e Interpreti”, “Confidenze” e “the Family”. Lo sviluppo del racconto va di pari passo con la necessità dello sceneggiatore di trovare nuovi spunti per la trama, e i personaggi parlano alla macchina da presa per presentarsi e per delineare la loro personalità affinché l’autore gli dia la giusta importanza e collocazione narrativa, ribellandosi ad un non finale che li lascia insoddisfatti; se le situazioni e le scene che si susseguono rendono l’atmosfera surreale, l’interazione dei protagonisti con lo spettatore sottolinea il tono confidenziale e sincero che si voleva esprimere in parte della pellicola. Non era per nulla facile per il cast recitare in questo modo ma gli attori sono stati tutti all’altezza dimostrando duttilità oltre che mestiere teatrale: del resto si è al cospetto di interpreti come Fabrizio Bentivoglio, Margherita Buy, Diego Abatantuono, Carla Signoris, e della comicità quasi british di Fabio De Luigi, perfetto nei panni dello sceneggiatore Ezio. Bravi i due esordienti Gianmaria Biancuzzi e Alice Croci, piacevole sorpresa Valeria Bilello e spassosa all’inverosimile Corinna Agustoni che dà il volto alla nonna. Le scelte figurative in “Happy Family” sono molto significative e la capacità della fotografia di evidenziare la narrazione con colori sempre accentuati e ben definiti rende il film affascinante a livello visivo portando quasi una sensazione pittorica per la staticità degli elementi: in alcune scene si è illuminati dagli attori vestiti tutti con identico colore e dalle scene con tonalità eterogenee, a sottolineare la finzione che si sta raccontando, la storia che lo scrittore sta immaginando e che vede in quel modo; poi si vira totalmente nel bianco e nero della Milano notturna, con la musica di Chopin ad accompagnare lo spettatore sui navigli. Simbolica la battuta di Groucho Marx che si legge come chiosa su un biglietto attaccato alla parete in casa dello sceneggiatore:”Preferisco leggere o vedere un film piuttosto che vivere…nella vita non c’è una trama!” Gabriele Salvatores ha fatto davvero un ottimo lavoro rinnovando ancora una volta il suo modo di fare cinema: dopo la quadrilogia del viaggio e dell’amicizia (“Marrakech Express” – “Turnè” – “Mediterraneo” – “Puerto Escondido”) ha sempre cercato nuove strade da battere cinematograficamente raccontando storie d’attualità (“Sud”), scegliendo romanzi e vicende intriganti ed emozionanti da trasporre sul grande schermo (“Denti” – “Io non ho paura” – “Quo vadis baby?” – “Come Dio comanda”) e sperimentando tecniche registiche e narrative inusuali per il cinema italiano (“Nirvana” – “Amnesia”). “Happy family” può essere definita una commedia sperimentale per il modo in cui è stata girata non limitandosi alla concezione teatrale del racconto ma lavorando in maniera scrupolosa per rendere cinematografica una storia che pareva impossibile far diventare un film, o meglio riuscire a farne un buon film così come ha fatto Salvatores.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore