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«Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi.» Se tale aforisma non fosse del nostro celebre A.Einstein, non avremmo difficoltà ad attribuirlo ad una personalità geniale e al tempo stesso fittizia come quella di Boris. Boris è un genio, un filosofo che ha elaborato una propria 'visione di insieme' (è in maniera fittizia anche consapevole di essere osservato dal pubblico nella sala cinematografica) e che senza difficoltà convince Noi di esserlo. L'intero film è intriso di ironia e molto bene riesce W.Allen avvalendosi di tale mezzo a trattare dei temi delicati come il NON-SENSO dell'intera esistenza umana. Non bisogna affidarsi a nessun pacchetto di senso precostituito. Impossibile non citare a questo punto Pirandello: "la vita non ha senso e non resta che RIDERE di essa"; è questa la struttura profonda sulla quale si articola il film e W.Allen riesce a rappresentarla al meglio con i personaggi di cui si serve. Boris non è affatto una persona felice di indole, anzi è piuttosto consapevole dell'amarezza della vita, del Caos che ci governa sin dal momento in cui si viene concepiti, della mancanza di SENSO, senso che l'uomo disperatamente ricerca da sempre e questo lo porterà ai suoi falliti tentativi di suicidio; tuttavia anche se non sembra esserci salvezza accade che inaspettatamente nella vita si presenti l'Amore, che si intraprenda una storia d'Amore. L'Amore nel film sembra avere il ruolo di anestetico, ha il grande merito di distrarci euforicamente dall'angoscia e dal pensiero di dover morire, ci illude e ci fa avere la presunzione di credere che la propria storia possa essere utopicamente eterna...ma nel caso in cui tale Sogno dovesse crollare, bisogna avere la consapevolezza (come quella di Boris) che tutto finisce: anche l'universo può esaurirsi. Il titolo "Basta che funzioni" sembra quasi rimandare al 'sopravvivere', al saper cavarsela nonostante gli innumerevoli ostacoli di vario tipo: non importa che i tuoi progetti siano grandi o piccoli, ma alla fine quel che conta è "Basta che funzioni".
E’ da Io e Annie che Woody Allen ha instaurato col suo pubblico un rapporto intimo, quasi personale, scegliendo di rivolgersi direttamente alla telecamera (e quindi ad i suoi spettatori): una scelta coraggiosa dovuta sia al bisogno di avere un interlocutore chiaro che a sottolineare la dimensione “umana” e realistica delle vicende narrate (a proposito di Io e Annie, Francois Truffaut disse: “è una storia di personaggi veri che provano sentimenti veri”). Basta che funzioni comincia proprio come Io e Annie, col protagonista Boris Yellnikoff (interpretato da un ottimo Larry David, vero e proprio alter-ego del regista) che si rivolge direttamente agli spettatori in sala per narrare la sua storia e spiegare qual’è il suo punto di vista sulla vita, la morte, l’amore, la religione, il sesso. Il messaggio di Allen in questo film è abbastanza chiaro, ed è quello che, in maniera molto più diretta e pessimistica, veniva espresso in Match Point: il caso e la fortuna regolano le azioni degli uomini, e hanno un peso rilevante anche nella maturazione di sentimenti come l’amore. A mio parere, Basta che funzioni possiede numerose affinità e punti di contatto con le ultime opere drammatiche di Allen (il già citato Match Point, di cui questo film può essere considerato una sorta di “versione comica”, e il meno interessante Sogni e delitti); ma allo stesso tempo non vi è dubbio che esso costituisca, per il suo regista, un ritorno alle origini, sia dal punto di vista stilistico (l’amata Manhattan come scenografia, il jazz come colonna sonora) che da quello dei contenuti (le nevrosi dell’uomo moderno, l’impossibilità di comprendere a pieno le regole che comandano i sentimenti umani). E a dimostrare questo “ritorno alle origini” vi è anche la presenza, in tutto il film, di un sostanziale messaggio di speranza: così come avveniva in Broadway Danny Rose o Manhattan, i toni cinici della comicità del genio newyorkese si stemperano lasciando intuire, nel finale, una visione d’insieme meno amara di quanto si potesse pensare (al contrario dei più recenti Match Point e Sogni e delitti, in cui vi era una totale assenza di speranza). Perché, in fondo, “basta non fare del male a nessuno, basta rubacchiare un tantino di gioia in questo crudele uomo mangia uomo inutile e buio caos. E non importa con chi voi vi sentiate felici. Perché in fondo, basta che funzioni!”.
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