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Anno edizione: 2019
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Romanzo crudo, ben costruito e dalla lettura incalzante. Da Piemontese e originario della "Granda" ho particolarmente apprezzato l'ambientazione nelle Langhe che oscilla tra presente e passato. Il protagonista, il suo rapporto contrastato con il padre e i suoi ricordi di infanzia accompagnano la morbosa ricerca della verità in un crescendo di coinvolgimento del lettore. Difficile staccarsi dalle pagine.
Di Perissinotto avevo già letto il suo primo romanzo (L’anno che uccisero Rosetta) e che ho trovato alquanto modesto, un guazzabuglio di generi mal combinati, e comunque mi ero ripromesso di leggere almeno un’altra sua opera, posteriore ovviamente alla prima e quindi auspicabilmente migliore per l’esperienza maturata. La mia scelta è caduta su Il silenzio della collina, più che altro perché è di molto successiva alla prima ed è anche la più recente. Questa volta Perissinotto costruisce un romanzo intorno a una storia realmente accaduta, la scomparsa di una bambina di tredici anni rapita per turpi scopi e rinvenuta poi morta. E’ evidente che c’è un forte richiamo al reato della pedofilia che al tempo d’oggi sembra più diffuso che in passato e la ricerca della verità e del colpevole viene intrapresa da un famoso attore televisivo, Domenico Boschis, incuriosito delle uniche parole (La ragazza) biascicate dal padre morente in un hospice. L’indagine potrebbe sembrare il piatto forte del romanzo, ma non è così, perché preminente diventa il contorno con l’atmosfera particolare delle Langhe, dove si svolge la trama, con gente legata atavicamente alla terra, ma chiusa, mai disposta ad aprirsi, anche perché potrebbero svelare fatti compromettenti e gelosamente nascosti nelle pieghe del proprio intimo. Ci sono personaggi che, in altro luogo e in altra veste, abbiamo trovato in alcune delle opere di Simenon, ma là lo scavo della loro personalità è stato effettuato dalla mano di un maestro, che ha rivoltato il loro animo come un calzino; Perissinotto non ha le pretese di essere un altro Simenon, però è evidente che prova anche lui a raccontare una storia in cui ciò che più conta sono l’ambiente e l’atmosfera. Prova appunto, anche se non è facile, e infatti riesce solo ad abbozzare, così che i protagonisti attirano al momento il lettore, ma poi finita la storia scompaiono, non resta dentro nulla di loro, diventano ombre o degli sconosciuti che si è incontrato una volta del tutto casualmente. Peraltro anche la trama, che pure riesce avvincente fino a un certo punto del libro, porta a una conclusione a mio parere affrettata e non del tutto logica, insomma ho ricavato l’impressione che l’autore abbia voluto concludere perché stanco della scrittura, e infatti il finale non è proprio uno di quelli indimenticabili. Peccato, perché l’idea dei festini di questi signorotti, che alternano il gioco con la bramosia sessuale per una bambina, accompagnata dalla relazione fra un padre morente, che si era sempre comportato da padre-padrone, e un figlio, che non può per questo amarlo, erano idee brillanti, ma non sono state sfruttate al meglio. Comunque Il silenzio della collina è sicuramente leggibile e in ogni caso è più riuscito di L’anno in cui morì Rosetta.
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