La polvere dei sogni

Piaciuto molto. Bello bello bello.

Non fatevi ingannare dal titolo. Non c’è nessuna melassa, per nostra buona fortuna, ma un romanzo quasi epico, una storia moderna e classica, allo stesso modo. Bello forte, nel senso di parecchio bello e parecchio forte. C’è il conflitto tra le generazioni, il desiderio di fuga, il coraggio, l’amore, la violenza dentro e fuori dalle famiglie, una città civile come Londra, ma molto sullo sfondo, e al centro il martoriato Sudafrica, lacerato dai disordini sociali e dalle paure che hanno accompagnato le prime elezioni democratiche, che hanno portato Nelson Mandela alla presidenza nel 1994. Il paese dell’arcobaleno ci ha regalato una grande letteratura di denuncia, affreschi appassionati di una società in cerca di dignità, vittima della barbarie dell’apartheid, legale o meno, che ha consumato il paese, fin dall’arrivo degli europei, a metà del seicento. L’autore Andre Brink, scomparso pochi mesi fa, è un sudafricano bianco, scrittore in lingua inglese e afrikaans. E’ figlio di boeri, proprio quelli arrivati nel seicento dall’Olanda. L’altra parte del Sudafrica nero. Fa parte di quei coraggiosi intellettuali bianchi che con il mestiere della parola hanno sostenuto le lotte dei neri per la libertà. Come la meravigliosa premio nobel Nadine Gordimer, scomparsa recentemente nel 2014, pochi mesi dopo Nelson Mandela. La polvere dei sogni è un libro sul ‘tornare’, sull’impossibilità di tagliare le radici, anche quando si vorrebbero fuggire, sulla necessità di affrontare a viso aperto le proprie origini e in definitiva avere il coraggio di capire chi siamo. Kristien, una emancipata e giovane donna che da tempo vive con il suo colto e beneducato compagno a Londra, improvvisamente si trova a dover tornare in Sudafrica perché la nonna sta morendo, la mitologica Ouma Crtistina. Un personaggio gigantesco, leggendario, talmente potente da giustificare lei sola il romanzo. Ouma, stremata da una malattia inguaribile che la sta consumando giorno dopo giorno, non può morire prima di aver raccontato a Kristien, la nipote eletta, perché la più ribelle, la storia mai raccontata della sua famiglia. E’ un racconto nel racconto, una mille e una notte piena di episodi intrecciati di magia e di sogno, di lotte tribali e di ragazze scambiate come merce, fanciulle schiave all’interno di un popolo schiavo. Non sono solo i rancori sopiti ad emergere dalla sua voce flebile, ma anche amori sorprendenti che riescono ancora a far sorridere Ouma. La stanza dove morirà pare circondata continuamente da nugoli di uccelli pronti a soccorrerla, creature con le quali lei sembra comunicare o essere in sintonia, dando a Ouma un’aura fiabesca di strega saggia. Intorno a Ouma e Kristien c’è una città in subbuglio per le imminenti elezioni, le prime a suffragio universale, uomini che vivono con le proprie armi di ‘difesa’, bianchi che temono una prossima guerra civile, neri che cominciano a pregustare la libertà. Il viaggio di Kristien si ferma dove era iniziato, diventa il suo necessario ‘tornare’. Adesso è una ragazza grande, più di quanto lo fosse al suo arrivo, può raccogliere l’eredità di Ouma ed è pronta per il suo nuovo paese.