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Anno edizione: 2015
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Questo romanzo mi è entrato in testa dalla prima volta che l’ho letto. Credo di averlo riletto cinque volte e non mi stanco mai. Adoro i personaggi, Giulia Ross ha un modo di scrivere che ti rapisce. Ho acquistato tutti i suoi libri
Ogni volta che rileggo questo libro mi ritrovo a Barcellona, il modo di scrivere di Giulia Ross ti coinvolge a gal punto che non puoi più far a meno dei suoi libri. Ho adorato ogni capitolo.
La fiera delle assurdità, in queste parole si condensa il mio personale giudizio sul libro, perché credo di aver letto raramente qualcosa di così poco congruente. Cominciamo dai personaggi. Lei, Sara, chiaramente bellissima ma del tutto incapace di rendersene conto, è praticamente un essere amorfo, privo di carattere, dalla lacrima più che facile, indecisa cronica, il classico tipo di persona costantemente in balia degli avvenimenti e del tutto incapace di affrontare in prima persona le difficoltà, un personaggio che non sono mai riuscita ad apprezzare in alcun modo e in nessun momento della storia. Loro, i due protagonisti maschili, sono amici per la pelle sempre pronti a supportarsi l’un l’altro, entrambi – ovviamente - bellissimi e con stuoli di donne che cadono ai loro piedi, il primo Leo, biondo, occhi azzurri, dolce, tenero, protettivo e rassicurante, l’altro Oscar, moro, occhi scuri, un po’ ombroso e scostante, dei due è il “cattivo ragazzo”, ciascuno con alle spalle una storia finita male che li condiziona nei rapporti con le donne. Sara, che ha appena lasciato il ragazzo con cui stava da tempo, Mark (altro bel tipo strano!) per averlo trovato a letto con la sua amica Lisa, si è da poco trasferita a Basilea per completare la sua tesi di laurea. Qui conosce Leo e Oscar e ne rimane talmente colpita da scoprire di desiderare entrambi allo stesso modo. Non riuscendo a decidere chi le piace di più, i due le propongono di passare, subito dopo la laurea, loro tre soli, 4 giorni nei quali lei dovrà essere la loro ragazza in tutto e per tutto. Unica condizione è che al ritorno ognuno riprenda la normale vita di sempre senza strascico alcuno. E quello che al lettore si prospettava come un “ménage a trois”, all’atto pratico si rivelerà invece esser solo una strana forma di voyerismo/esibizionismo, pure alquanto sofferta e maldestra. I quattro giorni terminano però in maniera brusca e inaspettata aprendo un vuoto nelle vite dei nostri personaggi che – attenzione - durerà ben cinque anni prima di poter trovare una sua definizione. Cinque anni (e ripeto cinque anni!!!) durante i quali i tre protagonisti, oltre a non essersi più visti, sembrano aver lasciato completamente in sospeso le loro vite in attesa di chissà cosa. E se questo potrebbe essere del tutto possibile per l’amorfa Sara che rifugge da sempre qualsiasi tipo di chiarimento, lo trovo inspiegabile per i due amici Leo e Oscar che, almeno sino a quel momento, sembravano possedere un certo carattere. Non starò a dire altro anche se ce ne sarebbe ancora, ma la storia mi è apparsa nel complesso assurda e ridicola, soprattutto per il comportamento di Sara che, pur sapendo cosa desidera e vuole, continua a comportarsi come una ragazzina immatura e incapace, nonostante i suoi, prima, 25 e, poi, 30 anni. Tante descrizioni di scene di sesso che più che trasgressive mi sono apparse poco coinvolgenti, carenti di pathos e pure piuttosto ingenue, per non dire anche completamente incongruenti rispetto al carattere anodino di Sara. Insomma, per me un gran papocchio, dove il minimo di logicità prevedibile risulta del tutto disperso nelle nebbie di una fantasia piuttosto semplice e ingenua per quello che sembrava e, avrebbe potuto essere, l’impianto della storia.
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