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La lettura di questo testo ha rappresentato per me una piacevole ed inaspettata rivisitazioni di alcune problematiche pirandelliane, ben difficili da dimenticare. Vi ho ritrovato infatti molti spunti presenti in vari lavori del nostro autore siciliano come “Sei personaggi in cerca di autore”, “Uno, nessuno, centomila”, “Il fu Mattia Pascal” o “Questa sera si recita a soggetto”. In effetti ci fu all’epoca un avvicinamento tra i due scrittori. Quello che appare molto importante e che certamente rappresenta l’aspetto più significativo del romanzo è il rapporto tra la vita e la finzione, tra il personaggio e l’autore, ma soprattutto il nodo cruciale dell’identità, del senso della vita. Qui il termine Nebbia indica proprio la situazione in cui si trova il personaggio, il suo vivere cercando dei punti di appiglio che appaiono e poi scompaiano come sommersi da una nebbia. Eugenia, come Dulcinea per Don Chisciotte o Adriana per Adriano Meis, rappresentano un ideale,uno scopo che dà senso alla vita, che le dà quella chiarezza che prima mancava. Certo, l'Augusto Pérez di Unamunocerca la propria identità e il suo cammino si dipana tra innamoramenti, delusioni, riflessioni esistenziali e filosofiche fino a raggiungere la consapevolezza di sapere chi è e di poter disporre di una propria libertà. Ma in quel momento si accorge che tutto è fittizio, che lui è fittizio, una “maschera”, un personaggio- pupazzo nelle mani di uno scrittore- padrone, pure scorbutico!. Il personaggio però alla fine, con un gesto di estrema dignità, forzerà la mano proprio al suo autore! Ma ecco che subentra l’altro grande problema, cioè quello della scrittura. Nel romanzo lo scrittore è solo un “puparo” o è anche “pupo”? Le riflessioni che fa un personaggio in un testo non sono forse le riflessioni che fa l’autore su se stesso? Ma allora che differenza c’è tra la fantasia e la realtà? Tra la forma e la sostanza? Quanto contano nella realtà e nella finzione le convenzioni sociali? Si potrebbe continuare ancora. Vorrei solo sottolineare la piacevole parodia che Unamuno fa proprio delle convenzioni sociali, del ruolo di genitori,per esempio o dei figli, delle mogli. Anche se datata questa “nivola”, come la definisce lo scrittore basco, possiede ancora molti spunti interessanti ed attuali!
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