La dama del lago (Philip Marlowe 4)

Continua a restare un mistero per me come sia possibile che Chandler e i suoi libri vengano relegati a semplice letteratura di genere. Che poi si voglia nobilitare la cosa con l’appellativo di padre dell’Hardboiled, poco cambia e in realtà questa paternità è tutt’altro che esclusiva. Anche in questo libro emerge infatti tutto il talento narrativo, ma anche e soprattutto la perizia linguistica dello scrittore di Chicago. Le descrizioni dei paesaggi, del clima, dell’abbigliamento e dei caratteri dei personaggi sono di una finezza degna di un grande romanziere, di un classico della letteratura. In questo, come in altri romanzi, la malinconia e l’amarezza la fanno da padrone e poco importano i tentativi di cambiare vita o di fuggire da qualcosa o qualcuno: alla fine finiscono sempre con una sconfitta. Marlowe risponde con la sua cocciuta resistenza e con una buona dose di ironia: elementi che aiutano lui a risolvere il caso e il lettore a resistere alla quotidianità della vita. Non a tutti capita di imbattersi in cadaveri che spuntano da un lago e in femme fatales che cambiano identità come cambiar vestito; molti invece si ritrovano ad affrontare quel taediun vitae di provincia in cui Chandler ci immerge con questa storia e di sicuro un po’ di ironia aiuta. Se poi questa capacità vi manca, fatevi aiutare da un buon libro. Come questo, appunto.