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Anno edizione: 2014
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Mi sono interessato a Rawls quando ho letto (vedi anche la quarta di copertina) che è considerato "il più influente filosofo politico del nostro tempo". Caspita, il più influente! Non vedevo l'ora di cominciare a conoscere le sue idee e scoprire come aveva influito sulla politica del nostro tempo. Il libro è una sintetica e sufficientemente chiara esposizione del pensiero di Rawls. E' costituito sostanzialmente da 5 parti oltre all'introduzione: le prime tre dedicate alla presentazione delle tre opere maggiori di Rawls (Una teoria della giustizia, Liberalismo politico, Il diritto dei popoli) e a cenni alle altre sue opere, la quarta dedicata ad una snella rassegna della critica rivolta a Rawls (... dagli accademici), l'ultima dedicata ad una ricca ed articolata bibliografia (forse la bibliografia migliore che abbia mai visto). Tutto bene, anzi ottimo. Se non fosse che arrivato alla fine della lettura mi sono sentito profondamente deluso. Ma come, tutto qua? I pensieri di Rawls mi sono parsi, per così dire, antichi, idonei forse all'800 ma sideralmente lontani, e superati, per il mondo del XX secolo, figurarsi per quello del XXI secolo. Altro che influenti! Voglio dire, Rawls è nato nel 1921 ed è morto nel 2002. E ha vissuto negli U.S.A., non in un Paese sperduto e marginale. Eppure non si è accorto, o per lo meno non ha considerato importante il fatto che la demo-crazia americana (e non solo quella) degenerava sotto i suoi occhi in corporation-crazia (persino Eisenhower, già nel 1953 e poi persino nel suo discorso di commiato dalla Presidenza degli Stati Uniti, nel 1961, parlò a tutti i suoi concittadini di questo pericolo)! Rawls è nel pieno delle sue capacità quando la globalizzazione corrode alle radici il concetto di Stato autonomo, e lui cosa fa? Costruisce una splendida impalcatura di pensiero valida per il singolo Stato senza accorgersi che lo Stato autonomo non esiste più o, per lo meno, non è più l'entità decisionale rilevante in un mondo globalizzato! Gli U.S.A. si manifestano come una potenza imperiale e lui? Definisce "società fuorilegge" i Paesi autoritari, li ritiene un pericolo, e non si occupa minimamente delle aggressioni provocate dalle cosiddette democrazie o dai centri di poteri in esse residenti! Certo, Rawls dice che il potere appartiene ai cittadini e che per evitare ingiustizie non vi dovrebbero essere persone troppo ricche, che potrebbero coi soldi avere più potere degli altri (è rimasto alla ricchezza in mano alle persone fisiche, non si è neanche accorto delle ricchezze e del potere delle persone giuridiche!). E che la politica dovrebbe basarsi su finanziamenti pubblici. Peccato che nel mentre dice questo (senza minimamente preoccuparsi della realizzabilità anche solo teorica di simili idee) il potere elettorale passi, nei fatti, dai singoli cittadini alle grandi corporation/mass media, e il potere reale al mondo della finanza che determina, alla fine, la vera agenda dei governi. Peccato, quindi, che il suo pensiero sia anacronistico, in ritardo sui tempi, e fuori dalla realtà (come dimostrano platealmente le presidenze dei miliardari, es. Trump, Berlusconi, ... il potere della Troika, lo scempio della Grecia, ...). Mi pare che l'unico modo in cui Rawls abbia influito sulla politica del suo tempo sia con l'idea che le "società decenti" dovrebbero impegnarsi ad assistere le "società fuorilegge". Peccato che, nella pratica, questa idea sia diventata l'"esportazione di democrazia" sulla punta delle baionette e dei droni armati che purtroppo ben conosciamo (Centro e Sud America, Iraq, Afghanistan, Siria, ...). Il libro, l'opera di Maffettone, meriterebbe un giudizio a 5 stelle, perché è fatto bene, molto bene. Purtroppo è l'argomento, il pensiero di Rawls, che mi ha deluso enormemente viste le promesse, ed è per questo che esprimo un giudizio finale nel complesso critico, per mettere in guardia il possibile lettore. Grazie per l'attenzione
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