Quelli che però è lo stesso

La professoressa Silvia mai si sarebbe aspettata di dover insegnare in un istituto professionale di Ostia, a chilometri di distanza da casa sua. La prof. Silvia (dai Pra') è stata studentessa modello (ce lo spiega a inizio libro, quando riporta con minuzia il suo curriculum scolastico, perchè non si sa mai, dovesse leggere qualcuno...); i suoi studenti invece non lo sono affatto: adolescenti rovinati da droga, fascisti, maneschi, ragazzine con i pantaloni a vita bassa e le unghie finte, adulti alla disperata ricerca del pezzo di carta. I genitori non sono tanto dissimili dai figli. I professori che incontra sono in genere rassegnati, pensano alla 104 o sono ossessionati da Berlusconi. Tutti i personaggi sono dei tipi, non hanno carattere; solo la "proffe" (così si chiamano gli insegnanti nel gergo givanile romano) ha profondità psicologica. Il tempo scorre e anche Silvia si disillude, sa di non poter cambiare quella scuola sfasciata perchè in fondo genitori, studenti, professori, sono una massa dannata: è l'apoteosi della spocchia. Questo libro non mi ha convinto totalmente ma che è comunque riuscito a farmi divertire e riflettere sulle periferie urbane e culturali del nostro Paese.